
da bottega artigiana a leader del design Made in Italy
Un’eredità improvvisa, una transizione preparata
Il terzo passaggio generazionale è particolarmente brusco, con l’improvvisa scomparsa di Luigi. Il figlio Angelo ha solo 19 anni, ma l’impresa è comunque guidata dalla madre, dalle sorelle e dal cognato. Dopo l’università comincia a lavorare nell’azienda imparando il mestiere, fino ad avviare nel 2004 la divisione Contract. Nel 2009 diventa Presidente e lancia l’azienda verso una dimensione sempre più internazionale: grazie a questa visione LEMA vanta oggi una rete di circa 1000 rivenditori in 65 Paesi nel mondo. «Non ho avuto il privilegio di un vero passaggio generazionale – racconta oggi Angelo – ma ho sempre saputo che, per costruire il futuro, dovevo prima capirne le radici».
Decisamente più graduale il passaggio attualmente in corso, con protagonisti i due figli di Angelo, Andrea e Matteo. La bellezza di LEMA respirata fin da bambini, nel calore del focolare, ha sviluppato in loro un attaccamento affettivo verso l’azienda, e i genitori, divenendo una solida base valoriale che non ha lasciato dubbi sulla strada da intraprendere. «È sempre stato ovvio e naturale che avremmo lavorato con papà portando il nostro contributo», raccontano.
Con questa consapevolezza entrambi hanno scelto di laurearsi e maturare un’esperienza in altre aziende, in Italia e all’estero, così da poter arricchire il proprio bagaglio culturale. Conoscere i processi tipici di una multinazionale per poi trasferire le proprie conoscenze nell’azienda di famiglia: questo il mantra. Dopo un percorso in Pirelli, Andrea si occupa di Produzione e Acquisti in LEMA, mentre Matteo ha recentemente fatto il suo ingresso dopo un’esperienza a Boston e San Francisco in una tech company del settore data analytics.
Il futuro di LEMA: tra innovazione e umanità
Se Luigi ed Enrico seppero intercettare i nuovi trend trasformando una bottega artigiana in un’industria, se Angelo ebbe la forza di internazionalizzarla, oggi tocca ad Andrea e Matteo affrontare le complessità del presente, dai dazi alla crescente scarsità di manodopera, mantenendo un’ottica di crescita continua.
La sfida è cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione per migliorare costantemente processi interni e prodotto. Perché, come sottolinea Angelo, «la crescita deve sempre puntare sull’innovazione». Quell’innovazione riconosciuta nel mondo come tratto distintivo del Made in Italy: «Inutile negare l’indiscutibile competenza dei nostri competitor esteri. Ma se c’è una cosa che viene universalmente riconosciuta alle aziende italiane è la continua capacità di innovare, trovando soluzioni geniali a ogni problema».
Fonte: Il Sole 24 Ore