
Da Bouygues Telecom, Iliad e Orange offerta da 17 miliardi per spartirsi Sfr
Nel grande risiko delle telecomunicazioni francesi arriva la mossa ormai attesa e che finirà per misurare inevitabilmente anche le sorti del consolidamento del mercato europeo delle Tlc.
Bouygues Telecom, Iliad e Orange hanno presentato un’offerta congiunta per per l’acquisizione di una quota significativa delle attività di telecomunicazioni del gruppo Altice France, la società madre di Sfr. L’offerta, presentata a Patrick Drahi e al management del suo gruppo, finisce per tratteggiare un valore aziendale complessivo di 17 miliardi di euro per l’ambito di attività interessato.
I debiti di Altice
Altice, il gruppo fondato da Patrick Drahi, è da mesi sotto pressione per il peso del suo debito monstre e le difficoltà a rifinanziarlo. Solo due settimane fa, il gruppo Altice France ha finalizzato la ristrutturazione del proprio debito , aprendo le porte a una possibile vendita dei suoi asset. La “trinità” delle telco francesi ha così fiutato l’occasione: un pezzo grosso in svendita, la possibilità di rafforzarsi senza scatenare una guerra di prezzi, e la promessa di riportare sotto bandiera nazionale infrastrutture considerate strategiche. Il tutto con uno “spezzatino consolidante”. Che se dovesse andare in porto dovrà poi evidentemente vedersela con la Ue.
Una torta in tre fette
Il piano è chiaro, almeno sulla carta. Bouygues Telecom si prenderebbe il grosso del business aziendale (B2B), e le reti mobili nelle aree meno popolate. Iliad-Free e Orange si spartirebbero la clientela privata (B2C), mentre infrastrutture e frequenze verrebbero divise tra i tre con criteri ancora da definire. Una società comune gestirebbe la transizione, garantendo la continuità del servizio per i clienti Sfr. La ripartizione tra le aziende in termini di prezzo e valore è di circa il 43% per Bouygues Telecom, il 30% per Iliad e il 27% per Orange, si legge nella nota emessa in serata.
La partita è all’inizio. Si tratta di una «offerta non vincolante», che dovrà passare per una lunga trafila di due diligence, consultazioni sindacali e approvazioni regolatorie. E non c’è nessuna certezza che si arrivi alla firma: lo stesso comunicato lo ripete, come una clausola di prudenza, tre volte in due pagine.
Fonte: Il Sole 24 Ore