
Da colonia penale e fattoria modello a terroristi e mafiosi: il paradiso nascosto di Pianosa
Due porti, a Nord e a Est, assicuravano l’attracco delle navi romane in tutte le condizioni di mare. L’isola era coltivata. L’acqua era assicurata da un sistema di pozzi. Poi, dopo il tracollo dell’Impero Romano d’Occidente, il lungo declino.
Con il rilievo più alto di appena 29 metri l’isola era indifendibile, facile preda di incursioni. Per secoli i pirati saraceni hanno fatto il bello e il cattivo tempo, contrastati solo in parte dalla potenza marittima della Repubblica di Pisa.
La colonia penale agricola
In epoca più recente il Granducato di Toscana ha tentato invano di ripopolare l’isola. Fu così che nel 1858, appena tre anni prima della nascita del Regno d’Italia, il Granduca Leopoldo II diede avvio alla grande Colonia penale agricola, un esperimento molto innovativo per l’epoca, che di fatto anticipava la pratica odierna delle pene alternative. Grazie all’opera di dirigenti illuminati, il direttore della Colonia e l’agronomo, Pianosa divenne rapidamente una grande fattoria-modello, suddivisa in poderi dedicati alle varie coltivazioni: grano, olivi, vite, frutta, ortaggi, ma anche allevamento di bovini, ovini e polli (un impianto di avicoltura da cinque ettari, il pollaio all’epoca più grande d’Europa).
Le condizioni di vita dei detenuti erano durissime, ma sempre meglio della cella di un carcere dell’epoca. Il vino di Pianosa arrivava fino in Inghilterra. La Colonia penale partecipava con successo alle manifestazioni nazionali di agricoltura, facendo incetta di premi per qualità e innovazione tecnologica, tra cui – nel ventennio fascista – i riconoscimenti mussoliniani al tempo della battaglia del grano.
Fuori dal mondo
Nelle guerre mondiali del secolo scorso Pianosa è rimasta ai margini della storia. Il cibo non è mai mancato. Isolati su un lembo di terra al di fuori dal resto del mondo, persino i soldati tedeschi, durante l’occupazione militare seguita all’armistizio del 1943, hanno mostrato un volto umano, arrivando talvolta a familiarizzare con i locali. Le cronache, però, raccontano anche di un eccidio costato la vita a una quindicina di detenuti.
Fonte: Il Sole 24 Ore