Da Enigma ad Apple One: quando collezionare è una scienza

Da Enigma ad Apple One: quando collezionare è una scienza

Un settore affatto particolare nei dipartimenti delle maggiori case d’asta è quello degli strumenti scientifici “vecchi”. Di qualche decennio o magari di qualche secolo, ma uniti dal comune spirito di indomita ricerca e curiosità. Il riferimento è a macchinari come la strumentistica computazionale, prototipi vari, proto-elaboratori. Non solo ferraglia da nerd.

Strumenti scientifici da collezione: proto-computer da record

Il top lot del comparto al momento è il super computer Cray-1, nel settembre 2024 aggiudicato a 1.020.600 dollari da Christie’s, in una delle molteplici aste in cui è stata dispersa la monumentale collezione del cofondatore di Microsoft Paul Allen (1953-2018). L’armadiatura scarlatta (190,5 cm di diametro x 287 cm di altezza) è uno dei soli 17 Cray-1 a essere giunto fino ai giorni nostri (ne furono prodotti 80) nonché il primo a essere messo all’asta. Era il 1975 Seymour Cray ne annunciò la nascita; prodotto dalla Cray Research, costava quasi 8 milioni di dollari. Al momento del suo lancio (1976) era il più veloce al mondo. È stato una pietra miliare nella storia della computazione e del design. Il suo aspetto a “C”rappresentava un elemento di rottura rispetto alle forme rettilinee degli esemplari precedenti, apportando migliorie di tipo tecnico. Cray-1 risultò inoltre fondamentale nella modellizzazione di fenomeni complessi, dalla meteorologia alla fisica nucleare.

L’asta in cui era incluso, «Pushing Boundaries: Ingenuity from the Paul G. Allen Collection», offriva 36 lotti dall’universo visionario del suo proprietario. Uno spaccato di storia della scienza e della tecnica, senza escludere opere d’arte profondamente affini a quel mondo. Solo per citare alcuni lotti: un portolano del XVI secolo (302.400 dollari), la lettera che Einstein scrisse a Roosevelt (3.922.000 dollari, top lot dell’asta), il pitch-book dell’oceanografo Jacques Cousteau per la serie Tv «The Undersea World of Jacques Cousteau», e reperti dalla corsa alla conquista dello Spazio, come il rivestimento della tuta dell’astronauta Ed White, il diario di volo del pilota di Apollo 8 e un Apple-1. Quest’ultimo – il primo personal computer pre-assemblato mai messo in vendita – otteneva in quell’asta il prezzo record, 945.000 dollari. Un altro Apple-1, era stato venduto a poco meno (905.000 dollari) da Bonhams nell’ottobre 2022. Si tratta di esemplari facenti parte dei 50 assemblati a mano personalmente da Steve Wozniak, nel garage di Steve Jobs, nell’estate del 1976. Pezzi da museo e, infatti, è stato l’Henry Ford Museum ad acquisire il lotto di Bonhams. Lotto che includeva anche ephemera (materiale effimero quale volantini, manifesti, poster, biglietti, ecc.) dei “Cincinnati Apple Siders” (gruppo fondato nel 1977) e una registrazione video del discorso di Wozniak durante l’“Applevention” del 1980.

Le case d’asta guardano sempre più ai collezionabili “scientifici

”I dipartimenti delle case d’asta cui afferisce tutta questa meravigliosa “ferraglia da nerd” sono quelli di scienze e tecnologia. Quello di Christie’s, lo guida James Hyslop. Gli domandiamo quale tipologia di oggetto sia la più richiesta dai collezionisti, se le prime macchine “archeo-tech” (es. lapalla da scrittura di Hansen, XIX secolo) o i pezzi di modernariato pop come le prime creazioni Apple, indubbiamente oggetti di culto anche fra chi ama il design. «Gli oggetti più ricercati nella storia della tecnologia sono quelli che puoi indicare dicendo “questo ha cambiato il mondo”» risponde. «I primi computer Apple furono realizzati in sole 200 unità. Cinquant’anni dopo, i loro prodotti sono ovunque… Dalla mia scrivania, posso vederne tre, e posso tracciare la loro storia a ritroso fino a quei rivoluzionari (e ora molto rari) Apple-1». Anche Sotheby’s riscontra un simile comportamento nei suoi clienti: secondo Cassandra Hatton, vicepresidente del dipartimento di scienze e storia naturale, «la domanda si impenna sempre attorno ai pezzi veramente iconici e storicamente importanti, con una provenienza significativa».

Fonte: Il Sole 24 Ore