Da Ferrari a Pagani: un anno vivace per le aste d’auto da collezione
Le aste nordamericane americane valgono il 76,5% del mercato, quelle inglesi meno del 6% (un terzo del valore pre-Brexit), mentre la Francia guida il 15% europeo superando il 6%, e l’Italia si ferma poco oltre il 2% a 52 milioni di dollari di transazioni. I principali operatori online sono basati in Usa, e le vendite online sotto la soglia dei 200mila dollari coinvolgono 2mila auto e oltre 250 milioni di dollari di ricavi. Degna di nota l’assenza dei paesi asiatici che sono invece protagonisti degli altri mercati collezionistici, come arte, gioielli e orologi.
La competizione fra case d’asta
La frammentazione del mercato si riflette nella accresciuta competizione fra aste. La notizia dell’anno è il ritorno nel mercato di Christie’s, che ha acquisito la californiana Gooding & Co e debutterà in Europa a Parigi RetroMobile ad inizio 2026, rinfocolando lo scontro duopolistico con Sotheby’s da tempo presente tramite la canadese RM. Anche le rivali Bonhams, Broad Arrow e Artcurial non stanno alla finestra, e già affollano il periodo autunnale ed invernale con una raffica di eventi europei.
Fra ottobre e novembre si sono tenute due vendite in Svizzera per un totale di 92 milioni di franchi svizzeri, grazie soprattutto ad una collezione di supercars recenti da RM Sotheby’s, una a Londra per un realizzo di oltre 22 milioni di sterline, e tre fra Germania e Belgio per oltre 65 milioni di euro, con percentuali di venduto oltre 80%, mentre il 7 dicembre la francese Artcurial terrà una importante e controversa asta milionaria dedicata ad auto della collezione Renault.
Le nuove generazioni di acquirenti
La seconda frattura è generazionale: mentre la ‘vecchia guardia’ progressivamente si ritira vendendo collezioni importanti focalizzate sul periodo ‘sartoriale’ delle produzioni fra il dopoguerra e la fine degli anni ‘70, le nuove generazioni si rivolgono alle auto ‘instagrammabili’ del nuovo millennio, e so avvalgono sempre più dei canali online per l’acquisto. E così l’età media delle auto offerte si attesta al 1975, con quasi 3.500 auto con meno di 20 anni, 10 volte il numero del 2015, e 1.250 auto nella fascia fra 20 e 30 anni, quella di transizione da ‘auto usata’ a ‘bene da collezione’. Le auto del nuovo millennio valgono oramai il 39% del mercato contro il 53% della seconda metà del ‘900.
La natura spesso speculativa di queste transazioni, non ancora pienamente supportate da un adeguato giudizio di storicità e rilevanza che solo il tempo può dare, incrementa la volatilità dei prezzi. Il progressivo allontanamento dagli anni 50-60, considerati sinora l’età d’oro, comporta revisioni di prezzo a favore di auto più recenti anche se meno rare o storicamente interessanti.
Due modi di vedere il mercato
Un chiaro esempio di questa dualità è stato offerto di recente alle aste americane ad agosto, quando una Ferrari Daytona SP3 ‘Tailor Made’ nuova, offerta per raccogliere fondi caritatevoli, è stata contesa fino a una decina di volte il suo prezzo da concessionario a 26 milioni di dollari, mentre una elegante e rara Ferrari 250GT California Spider una delle due ‘passo corto Competizione’ del 1961 si fermava a 25,3 milioni di dollari: prezzi simili per auto così diverse che non sembrano nemmeno provenire dallo stesso costruttore.
Fonte: Il Sole 24 Ore