Da oggi operativo il reato di deep fake: l’Ai aggrava l’aggiotaggio

Da oggi operativo il reato di deep fake: l’Ai aggrava l’aggiotaggio

In vigore da oggi la legge sull’intelligenza artificiale. E da oggi operativi anche il reato di deep fake, un’aggravante comune e tre speciali per innalzare una sorta di scudo penale contro l’utilizzo illecito degli algoritmi. Centrale l’introduzione di un nuovo reato per sanzionare la pubblicazione e la diffusione di immagini, video o voci falsificati o alterati attraverso sistemi di intelligenza artificiale, in grado trarre in inganno sulla loro autenticità e di provocare un danno alla persona interessata.

Il delitto è punibile a querela, ma si procede d’ufficio quando il fatto è connesso con altro delitto a sua volta procedibile d’ufficio e oppure se il fatto è stato commesso nei confronti di persona incapace o di una pubblica autorità a causa delle funzioni esercitate. La condotta deve essere tale da provocare un danno che, in assenza di una specifica indicazione sulla necessità del profitto, può essere anche di natura non patrimoniale.

Contro i deep fake

L’obiettivo della norma è di combattere la diffusione di deep fake, cioè di «un’immagine o contenuto audio o video generato o manipolato dall’intelligenza artificiale che assomiglia a persone, oggetti luoghi o altre entità o eventi esistenti e che apparirebbe falsamente autentico o veritiero a una persona», secondo la definizione data dall’AI Act.

Il nuovo reato colma un vuoto di tutela del nostro ordinamento penale con riferimento alla diffusione di deep fake porn con vittime persone maggiorenni, condotte sinora non punibili sulla base dell’articolo 612-ter del Codice penale a differenza delle immagini virtuali di minori.

Fonte: Il Sole 24 Ore