Da Scale AI a Builder.AI: quello che le startup di intelligenza artificiale non dicono

Da Scale AI a Builder.AI: quello che le startup di intelligenza artificiale non dicono

Al suo apice, Builder.ai, precedentemente nota come Engineer.ai, sosteneva di rendere lo sviluppo di software “facile come ordinare una pizza”, grazie al suo strumento di intelligenza artificiale di punta, Natasha. La startup ha raccolto più di 450 milioni di dollari, con una valutazione che ha sfiorato 1,5 miliardi di dollari, sostenuta da giganti della tecnologia e della finanza tra cui Microsoft, la Qatar Investment Authority, DeepCore di SoftBank e l’IFC.

Insomma, l’ingrediente segreto di Builder.AI era il lavoro umano low cost.

Robert Holdheim, ex dirigente della startup, l’ha citata 5 milioni di dollari. Dice di essere stato licenziato proprio per aver sollevato il proprio al proprio interno. Documenti interni hanno dimostrato che le app erano pubblicizzate come “realizzate all’80% dall’intelligenza artificiale”, quando in realtà gli strumenti alla base di Natasha erano a malapena funzionanti.

In più, è emerso che Builder.ai aveva dichiarato un fatturato di 220 milioni di dollari per il 2024, ma una revisione contabile indipendente ha rivelato che la cifra reale era più vicina ai 50 milioni di dollari.

La manipolazione finanziaria ha spinto Viola Credit, un istituto di credito, a sequestrare 37 milioni di dollari dai conti di Builder.ai. Con soli 5 milioni di dollari di fondi vincolati, l’azienda non era più in grado di pagare gli stipendi né di mantenere le operazioni globali.

Fonte: Il Sole 24 Ore