da vongole a ostriche, il nuovo business da 60M€

da vongole a ostriche, il nuovo business da 60M€

Oltre nove ostriche su dieci consumate in Italia provengono dall’estero: se oggi riuscissimo a riconvertire una parte degli allevamenti di vongole decimati dal granchio blu in allevamenti di ostriche, l’Italia potrebbe sviluppare un business da 60 milioni di euro che, con l’indotto, potrebbe arrivare a mezzo miliardo.

A sostenerlo sono i pescatori di Fedagripesca Confcooperative: a differenza delle vongole, infatti, le ostriche sono molto più resistenti agli attacchi del granchio blu, e per questo potrebbero ripopolare le aree del Delta del Po, la cui economia è stata falcidiata dalle chele del predatore venuto dall’Atlantico. Tra gli allevatori di vongole italiani, i danni da granchio hanno raggiunto ormai i 200 milioni di euro. Ecco perché, in audizione alla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, Fedagripesca ha chiesto la riduzione dell’Iva sulle ostriche dall’attuale 22% al 10%: «I produttori europei già beneficiano di un’aliquota del 10%», ha spiegato Paolo Tiozzo, vicepresidente Confcooperative Fedagripesca.

Secondo l’ultimo rapporto sullo stato della pesca e dell’acquacoltura della Fao le ostriche rappresentano circa il 20% della produzione acquicola mondiale e le prospettive sono di raggiungere quasi il 50% nel 2050. Già oggi le ostriche sono il mollusco bivalve più allevato e consumato nel mondo, con quasi 6 milioni di tonnellate annue. L’Italia è un importante consumatore di ostriche, con circa 10mila tonnellate all’anno, di cui la quasi totalità attualmente di importazione, prevalentemente francese, ma anche in piccola parte olandese e irlandese.

L’ostricoltura italiana ad oggi, sebbene in fase di rinascita, ha ancora dimensioni contenute, con una produzione inferiore alle 300 tonnellate all’anno. «Eppure – dice Tiozzo – la produzione di ostriche è altamente sostenibile non solo per il suo impatto ambientale quasi zero ma perché le ostriche, per formare i loro gusci di carbonato di calcio, catturano CO₂ dall’acqua. Con un chilogrammo di ostriche si sottrae all’ambiente fino a 500 g di CO₂: questo processo non solo mitiga l’acidificazione degli oceani, ma rende l’ostricoltura un vero e proprio strumento di contrasto ai cambiamenti climatici».

Fonte: Il Sole 24 Ore