Dagli Usa all’Italia, ecco come l’asset building facilita l’accesso all’università di ragazzi con redditi medio-bassi
La quota di 25-34enni in possesso di un titolo di studio terziario è uno degli indicatori target del nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea relativo al 2030. Nonostante in Italia, nel 2023, la quota di giovani adulti in possesso di un titolo di studio terziario sia leggermente cresciuta, attestandosi al 30,6%, resta lontana dall’obiettivo europeo (45%), è decisamente inferiore alla media europea (43,1% nell’Ue27) ed è molto al di sotto dei valori, comunque in crescita, degli altri grandi Paesi (51,9% Francia, 52,0% Spagna e 38,4% Germania). Questa mancanza di opportunità educative genera disuguaglianze a lungo termine nella vita dei giovani italiani, ma per le famiglie a basso reddito è ancora difficile affrontare il costo dell’istruzione terziaria. Come intervenire? Tra le forme di sostegno economico che possono facilitare l’accesso all’università si sta rivelando particolarmente efficace l’asset building.
Cos’è l’asset building?
A partire dagli anni Novanta, negli Stati Uniti il dibattito sul contrasto alla disuguaglianza di ricchezza e alla trasmissione intergenerazionale della povertà si è arricchito di una nuova idea di intervento basata sull’asset building (risparmio incentivato o integrato). I partecipanti a un programma di asset building depositano in un conto dedicato piccoli risparmi, per periodi più o meno lunghi, e ricevono una cifra moltiplicata per un fattore, variabile da programma a programma, a condizione che il denaro venga speso inderogabilmente per una delle finalità previste dal programma stesso. In questo caso, l’istruzione dei figli.
L’unico programma italiano è Percorsi
Realizzato dall’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, è l’unico programma italiano di risparmio incentivato finalizzato a sostenere l’iscrizione e il completamento degli studi terziari di studenti e studentesse iscritte agli ultimi anni delle scuole secondarie superiori e provenienti da famiglie a basso e medio reddito (Isee massimo 15.000 euro) dell’area metropolitana di Torino. Per incentivare gli studi secondari è invece attivo Will-Educare al futuro: il progetto nasce dalla collaborazione di un ampio numero di enti del Terzo Settore operanti in quattro aree del paese (Torino, Firenze, Teramo e Sud Sardegna) ed è finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini e da quattro fondazioni bancarie (Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Fondazione Banco di Sardegna e Fondazione TerCas Teramo). La popolazione target è composta da bambini e bambine di 10 e 11 anni in procinto di iscriversi alla scuola secondaria di I grado, residenti in una delle quattro aree citate e provenienti da famiglie a basso/medio reddito. L’Uvi nel 2018 e poi ancora nel 2024 ha passato in rassegna principali esperienze negli Stati Uniti e analizzato i primi risultati delle due sperimentazioni italiane.
Fonte: Il Sole 24 Ore