Dal Brasile alla Polonia, gli sbocchi alternativi che danno speranza al vino italiano

Dal Brasile alla Polonia, gli sbocchi alternativi che danno speranza al vino italiano

In Italia confermato il calo dei consumi

Sul fronte invece del mercato italiano ha pesato la fiammata inflazionistica. Nella grande distribuzione nel 2024 si è registrato un calo delle vendite di quasi il 2% nel canale Iper e Super, con punte più elevate nel caso dei vini rossi (-4,6%) e frizzanti (-7,4%).
I volumi venduti hanno invece tenuto nel discount, mettendo a segno anche una crescita a valori dell’1,2%, in particolare grazie agli spumanti.

I (più o meno) nuovi sbocchi

In questo scenario così complesso e incerto – hanno segnalato da Wine Monitor – minato da rigurgiti di protezionismo e minacce di dazi aggiuntivi, la ricerca di nuovi mercati di sbocco diventa sempre più prioritaria per le imprese del vino italiano.

In questi ultimi tre anni, l’export vinicolo dall’Italia è cresciuto nelle aree dell’Est Europa e dell’America Latina: Polonia (+26% rispetto al 2022), Repubblica Ceca (+47%), Romania (+22%), Messico (+3%) ed Ecuador (+56%) sono alcuni dei mercati dove i vini del Bel Paese sono sempre più apprezzati. Senza dimenticare il Brasile, un grande mercato di oltre 200 milioni di abitanti e che rientra nell’accordo di libero scambio tra Ue e Mercosur, «dove – ha aggiunto il project manager di Nomisma, Fabio Benassi – i vini rossi, in particolare toscani e piemontesi, sono quelli più apprezzati dal consumatore brasiliano, in particolare della Regione Sud-Est, con titolo di studio e reddito medio-alto, appartenenti alla generazione dei Millennials».

I giovani preferiranno i no alcol?

Tasto dolente si conferma il debole appeal del prodotto vino tra le nuove generazioni. «In Italia – ha concluso la market analyst di Nomisma Wine Monitor, Ilaria Cisbani – i giovani appartenenti alla Gen Z consumano vino solo in occasioni speciali, hanno una scarsa conoscenza del prodotto e quando lo scelgono prestano attenzione primariamente alla gradazione alcolica e alla sostenibilità. E lo stesso accade anche negli Stati Uniti e questo spiega perché i No Alcol wines, negli USA, sono già una realtà diffusa nel consumo delle giovani generazioni».

Loading…

Fonte: Il Sole 24 Ore