
Dal sindaco di Milano alle feste di partito, Tajani alla conquista del centro: il corteggiamento verso Calenda
«Abbiamo deciso di invitare Carlo Calenda alla festa dei giovani di Forza Italia per confrontarci sul tema delle grandi forze moderate del centro in un momento in cui la sinistra si è spostata sempre più a sinistra. Abbiamo avviato un percorso comune in Basilicata, anche a Milano il sindaco si può avviare verso una figura civica con un confronto con Azione».
Tajani a Calenda: confrontiamoci sul centro moderato
L’occasione è quella la kermesse di giovani azzurri, Azzurra Libertà, che si terrà a metà mese a San Benedetto e l’invito al leader di Azione in via di uscita dal campo largo arriva direttamente da Antonio Tajani. Invito subito accettato («vado sempre quando sono invitato, sono andato anche dalla Cgil e da Avs, solo il Pd non mi ha invitato alla Festa dell’Unità») e che segna un’altra tappa del corteggiamento serrato del centrodestra nei confronti di Calenda. Corteggiamento che Tajani spinge ancora più in là, immaginando la scelta comune del candidato sindaco di Milano per scegliere il successore di Giuseppe Sala.
Staccare Azione dal campo largo: la strategia di Meloni
Se Tajani, come leader di Forza Italia, mira soprattutto ad allargare la sua influenza in quello stesso centro politico che è il riferimento elettorale di Calenda, dietro il corteggiamento del centrodestra c’è anche un’altra e più importante ragione: se la premier Giorgia Meloni riuscirà a staccare almeno Azione dal campo largo, la distanza tra le due principali coalizioni si allargherà a favore della maggioranza di governo, visto che il partito di Calenda è stabilmente sopra il 3% nei sondaggi e quindi in grado di fare la differenza. Insomma, se Azione non potrà essere “sommata” al centrodestra, almeno non deve unirsi al centrosinistra, al quale resterebbe così solo la più piccola Italia Viva di Matteo Renzi sul lato destro.
Le sirene verso Calenda sulla nuova legge elettorale…
Da qui le sirene specifiche nei confronti di Calenda a proposito della riforma della legge elettorale che la premier vuole portare a casa il prossimo anno per superare i collegi uninominali del Rosatellum (se Pd e M5s si presentano uniti, infatti, molti collegi al Sud andrebbero perduti per il centrodestra). Lo schema della riforma è ormai chiaro: base proporzionale e premio di maggioranza nazionale per la coalizione che supera il 40% dei voti con, in più, l’obbligo di indicare il nome del candidato premier sulla scheda elettorale. Un dettaglio, quest’ultimo, che metterebbe in difficoltà la leader del Pd Elly Schlein costringendola a primarie di coalizione pur sempre rischiose.
… e la promessa di una soglia di sbarramento non superiore al 3%
Ma la strategia del “divide et impera” di Meloni non riguarda solo il nodo premiership: le sirene verso Azione riguardano anche una soglia di sbarramento generale al 3%, invece del 5% inizialmente previsto, come conferma ai suoi lo stesso Calenda. Il quale ha in progetto di ricreare una sorta di Terzo Polo assieme ad altre formazioni che vogliano unirsi, a cominciare dal neo partito Liberaldemocratico di Luigi Marattin e Andrea Marcucci.
Fonte: Il Sole 24 Ore