Dalla fibromialgia all’anoressia, dalla Sma alle malattie rare: ecco le nuove cure gratis per i cittadini

Dalla fibromialgia all’anoressia, dalla Sma alle malattie rare: ecco le nuove cure gratis per i cittadini

Dall’esenzione dal ticket per tre nuove malattie croniche come fibromialgia, idrosadenite cronica suppurativa e malattie polmonari da micobatteri non tubercolari al potenziamento dei test genetici oncologici e degli screening per tumori ereditari del seno e dell’ovaio. Dall’ampliamento degli screening neonatali con l’inserimento del test per l’atrofia muscolare spinale (Sma) e per le immunodeficienze combinate gravi (Scid) alle nuove sedute individuali e collettive per i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.

Otto anni di attesa

Già entro la fine di quest’anno i cittadini avranno a disposizione un nuovo pacchetto di cure gratuite o da poter ricevere solo pagando il ticket nel perimetro del Servizio sanitario nazionale: i Livelli essenziali di assistenza infatti sono stati appena riveduti e corretti dopo l’ultima versione ferma al Dpcm del 2017, peraltro diventata pienamente operativa solo a gennaio scorso. L’ok è arrivato con Intesa in Conferenza Stato-Regioni, agevolata da risorse in campo per 150 milioni.
A dare la misura della novità è il ministro della Salute Orazio Schillaci: «Dopo otto anni aggiorniamo i Livelli essenziali di assistenza, aumentando il numero di prestazioni che il Ssn mette a disposizione di tutti i cittadini. L’Intesa è un passo in avanti verso la conclusione dell’iter dei provvedimenti. Con questo aggiornamento arrivano per i cittadini ulteriori terapie innovative, nuovi screening ed esenzioni per diverse patologie. È un altro importante segnale concreto di attenzione ai bisogni di salute attraverso cure sempre più di qualità e all’avanguardia. Sono convinto che le Commissioni parlamentari opereranno con la necessaria rapidità per concludere tempestivamente gli ultimi passaggi e arrivare presto al traguardo finale».

L’impasse sui tariffari

Una novità ferma fino a oggi al semaforo rosso: per poter mandare in vigore le nuove cure “passate” dalla sanità pubblica, occorreva rendere effettivamente operativi i Livelli essenziali di assistenza approvati nel lontano 2017 dall’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Una vicenda sbloccata dalla gestione Schillaci con il via libera ai Nomenclatori tariffari per la protesica e per la specialistica ambulatoriale necessari per remunerare quelle cure ma ancora oggi non mancano “strascichi”: quei “prezziari” andranno adeguati entro il 2026 – con tanto di fondi nella nuova legge di bilancio – dopo la levata di scudi dei privati accreditati per le tariffe considerate inadeguate.

Le nuove cure

Intanto il treno delle nuovi Lea è partito: l’Intesa in Conferenza Stato-Regioni sblocca l’impasse con un doppio via libera con l’obiettivo dichiarato di «eliminare prestazioni ormai obsolete, migliorare l’appropriatezza organizzativa e clinica e favorire una maggiore razionalizzazione prescrittiva, in linea con la riduzione degli oneri per il Servizio sanitario nazionale».
Il primo ok lo ha incassato il Dpcm da 150 milioni che prevede, tra l’altro, due nuove prestazioni di terapia psicoeducazionale per disturbi dell’alimentazione e della nutrizione – come anoressia, bulimia e binge eating – sia per sedute individuali sia collettive; tre nuove malattie croniche esenti dalla partecipazione del paziente al costo delle prestazioni, con l’indicazione della durata minima dell’attestato di esenzione: sindrome fibromialgica, idrosadenite cronica suppurativa e malattia polmonare da micobatteri non tubercolari; prestazioni specialistiche per il controllo della gravidanza fisiologica.
Il secondo ok delle Regioni è andato poi al decreto del ministro della Salute “isorisorse” cioè a neutralità finanziaria, che aggiorna, tra gli altri: gli elenchi delle malattie rare che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni correlate alla malattia; le prestazioni di assistenza termale; i Diagnosis Related Group (Drg) cioè le tariffe per i ricoveri in regime di degenza ordinaria ad alto rischio di “non appropriatezza”.

Fonte: Il Sole 24 Ore