Dalla maxi diga di Webuild in Etiopia energia come da tre centrali nucleari

Dalla maxi diga di Webuild in Etiopia energia come da tre centrali nucleari

«Gerd (Grand Ethiopian Renaissance Dam) è l’impianto idroelettrico più imponente dell’Africa, un’opera in grado di produrre energia rinnovabile equivalente a tre centrali nucleari di medie dimensioni. La sua inaugurazione rappresenta la realizzazione di una visione di sviluppo sostenibile per tutta l’Africa, resa possibile anche grazie al lavoro di imprese italiane».

Così Pietro Salini, amministratore delegato del gruppo Webuild, descrive la grande diga sul Nilo Azzurro costruita in Etiopia, a circa 700 chilometri a nord ovest della capitale Addis Abeba. La gigantesca infrastruttura è stata inaugurata martedì 9 settembre 2025. Alla cerimonia ufficiale hanno preso parte Pietro Salini, al fianco del primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali e dei capi di Stato dei Paesi africani che con l’Etiopia condividono uno scopo comune di crescita e unità. In realtà le dighe costruite da Webuild sono due: la principale e la secondaria. Insieme, le due dighe creano un bacino artificiale che ha una lunghezza lineare di 172 chilometri. Il sistema produrrà 15.700 GW/h per anno, raddoppiando la produzione energetica dell’Etiopia. In totale per la costruzione dell’opera Webuild ha impiegato circa 25mila lavoratori, in gran parte etiopi, con picchi di 10mila persone simultaneamente. Per le dimensioni straordinarie e la complessità ingegneristica senza precedenti, Gerd, commissionata dal cliente Ethiopian Electric Power, si afferma come una delle opere infrastrutturali più ambiziose e avanzate realizzate a livello globale negli ultimi anni.

Una delle sfide principali del progetto è stata la deviazione realizzata per spostare il corso del Nilo Azzurro, da una sponda all’altra, nelle fasi di costruzione della diga. Dice ancora Salini: «L’idea di costruire una grande diga sul Nilo Azzurro mi venne confidata molti anni fa dall’allora primo ministro etiope Meles Zenawi che aveva una visione: trasformare l’acqua dei grandi fiumi in una inesauribile fonte di energia e sviluppo. Molti anni dopo – continua Salini – quella visione è realtà, grazie ai governi che si sono succeduti e che hanno continuato a credere in questo progetto e grazie alla capacità di realizzazione che hanno imprese competitive come la nostra. È un insegnamento prezioso anche per l’Italia: le grandi opere hanno bisogno di visione e di perseveranza, di un impegno comune di tutte le forze politiche, e una volta realizzate possono cambiare in meglio la vita di milioni di persone».

In una delle regioni più remote del continente africano, l’opera di Webuild ha portato infrastrutture, tecnologie e competenze dove prima c’erano strade sterrate e villaggi isolati. Non sono state costruite solo la diga e la centrale idroelettrica, ma anche scuole, ospedali, impianti sportivi, strade e ponti: un intero ecosistema a supporto dello sviluppo che resterà al Paese e alla popolazione etiope. È la sintesi di quanto previsto dal Piano Mattei del governo Meloni: coinvolgere le imprese italiane su grandi progetti funzionali alla crescita dei paesi africani apportando ingegneria, capacità e competenza per risolvere problemi infrastrutturali e affrontare insieme il futuro.

Fonte: Il Sole 24 Ore