Dalla Torre dei Conti a Mattarella: le provocazioni della portavoce russa Zakharova
Non una battuta o una provocazione. Quello di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che ha collegato il cedimento della Torre dei Conti di Roma, quando ancora non era stato recuperato un operaio fra le macerie, morto in serata, al crollo dell’economia italiana per i finanziamenti all’Ucraina, è un pensiero concreto.
Ed è stato ribadito anche dall’ambasciatore in Italia Alexey Paramonov, convocato dalla Farnesina per quelle che il ministro Antonio Tajani ha definito «parole vergognose». Un incontro che è «servito per ricordare ancora una volta che sponsorizzare il regime terroristico di Kiev è un crimine e un peccato» ha detto Zakharova all’agenzia Tass. Un concetto sottolineato anche dall’ambasciata russa con una nota diffusa su Telegram dopo l’incontro: «Sono parole fondate».
Frasi irrilevanti, invece, secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Non leggo mai cosa dice questa signora» ha detto a Repubblica. Dall’invasione della Russia in Ucraina, nel febbraio del 2022, ci sono stati diversi screzi fra Zakharova – e in generale il Cremlino – e l’Italia. Molti nel 2025. L’ultimo, quando, lo scorso agosto, il diplomatico italiano a Mosca, Giovanni Scopa, è stato convocato per «la campagna anti-russa persistente che va avanti nei media italiani».
«I russofobi»
A luglio, il lancio di una lista di «russofobi». Presenti, oltre a Tajani e Crosetto, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Una inaccettabile provocazione – ha risposto la premier Giorgia Meloni – un’altra operazione di propaganda, volta a distogliere l’attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca».
Il caso Mattarella
Proprio contro il capo di Stato, dal suo paragone – a febbraio – fra l’atteggiamento russo in Ucraina e quello del Terzo Reich tedesco, sono arrivate le parole più dure di Zakharova.
Fonte: Il Sole 24 Ore