Dalla trasparenza della filiera alla sostenibilità ambientale, la moda si confronta sul futuro

Dalla trasparenza della filiera alla sostenibilità ambientale, la moda si confronta sul futuro

«Il sistema moda è sotto attacco ma gran parte dei problemi sono nostri e nessun altro li può risolvere». Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, ha dettato il cambio di passo in occasione della quarta edizione del Venice Sustainable Fashion Forum che si è aperto ieri (e si chiude oggi) sull’Isola di San Giorgio, organizzato con The European House Ambrosetti (Teha) e Confindustria Veneto Est.

Le inchieste giudiziarie del Tribunale di Milano, che nei mesi scorsi hanno coinvolto grandi brand del lusso accusati di agevolare una catena di fornitura formata da aziende cinesi che sfruttano i connazionali, spesso senza contratti e senza permessi di soggiorno, rischia di provocare un grave danno reputazionale all’intero made in Italy, e in generale alle produzioni moda europee. Correre ai ripari è necessario – è emerso dal Forum – anche per difendere le aziende che lavorano seriamente e che aderiscono al protocollo per la legalità dei contratti d’appalto nelle filiere della moda, firmato nel maggio scorso alla Prefettura di Milano.

Gli strumenti per farlo sono quasi pronti, e vanno in una direzione nuova: quella della collaborazione a tutto tondo tra i brand e i terzisti che producono per loro, considerati non più semplici fornitori ma partner. Quattro i progetti sul tavolo, che dovranno avere come obiettivo finale quello di armonizzarsi tra loro. Confindustria Moda sta lavorando a una piattaforma digitale (col partner tecnico Ympact) per definire i requisiti e le modalità di verifica che permettono di controllare la filiera sul fronte della legalità e della compliance sociale. «Sarà un sistema open source che tutti potranno utilizzare in modo volontario – ha spiegato Sburlati – e che selezionerà le aziende virtuose, eliminando così i contratti-pirata. Per far questo occorre però che la filiera sia giustamente remunerata, perché se i manager dei brand vengono retribuiti solo in base ai tagli dei costi di fornitura si va verso l’illegalità».

Accanto alla sostenibilità sociale occorre armonizzare quella ambientale. Otto grandi brand della moda – tra cui gruppo Kering, Prada e Ermenegildo Zegna – stanno collaborando alla costruzione di un questionario comune per acquisire dalla catena di fornitura i dati strategici su energia, acqua e rifiuti. «Il questionario è già stato sottoposto a cento aziende del tessile, abbigliamento, concia, accessori moda e accessori metallici in Italia – hanno spiegato Chiara Morelli di Prada, Fulvio Benetti di Zegna e Mickael Maniez di Kering – e ora è pronto per essere messo sul web, in modo che tutti possano scaricarlo. In questo modo si semplifica la vita dei fornitori, che non dovranno più rispondere in modo diverso ai diversi brand. L’iniziativa è aperta a chi vuol partecipare».

Fonte: Il Sole 24 Ore