
Dalla zuppa di vongole al brodo, ecco i rincari di Amazon ai consumatori Usa
L’effetto dazi – applicati o annunciati – si riflette sui prezzi online dei beni di prima necessità negli Stati Uniti. A gennaio, un barattolo della celebre zuppa di vongole del New England (marca Campbell) costava su Amazon meno di due dollari. Il primo luglio lo stesso prodotto veniva venduto online a 2,58 dollari, pari a un incremento del 30 per cento. Ma la stessa cosa vale per alcuni deodoranti (+230%), le caramelle Ricola (+42%), il brodo di pollo (+24%) e i fagioli neri (+22%), nonchè prodotti proteici e articoli per animali. Almeno è quanto rileva un’analisi estremamente dettagliata del Wall Street Journal su quasi 2.500 articoli di largo consumo di cui ha incrociato l’andamento dei prezzi fra tre principali rivenditori: Amazon, Target e Walmart.
Quello che emerge è che nei cinque mesi trascorsi dall’annuncio di dazi doganali (dal 20 gennaio al 1° luglio), da parte del Presidente Trump, secondo l’analisi di Traject Data – pubblicata appunto dal Wall Street Journal – mentre Amazon, che ad aprile aveva annunciato una stabilizzazione dei prezzi, li ha aumentati silenziosamente del 5%, per 1.200 tra gli articoli più economici, Target lo ha fatto del 3% e Walmart li ha abbassati di quasi il 2 per cento. Insomma, mentre l’incertezza sui dazi si protrae, i principali retailer sembrano rimodellare le proprie strategie di prezzo per i prodotti più popolari. Se però, sempre sullo stesso periodo di tempo, si prendono i prodotti di largo consumo più costosi, si vedrà che tutti e tre i retailer, in media, li abbassano: oltre il -2% Amazon, circa il -4% Walmart sino al -6% di Target.
C’entrano i dazi? Sì, ma non solo. Sconti, periodi di promozioni, “Prime days”, possono influenzare in maniera differenziata l’andamento dei valori ed eventuali rimbalzi. Il prezzo dello stesso cestino di metallo, prodotto da un’azienda dell’Ohio con componenti “Made in China”, su Amazon è cresciuto da 9,31 dollari a 19,99 dollari (+114,7%), da Target del 5,6% (da 17,99 a 18,99 dollari) e nell’e-commerce di Walmart è sceso del 62% (da 17,90 a 6,77 dollari). Secondo alcuni operatori, Walmart può permettersi di perdere denaro su vendite online simili perché i clienti spesso acquistano articoli più redditizi nei negozi fisici (e dunque il virtuale non è la vetrina principale in cui fare acquisti). Non è così per i colossi delle vendite online. Tuttavia, la recente proroga della scadenza dei dazi verso la Ue al 1° agosto, da parte di Trump, dà inoltre ai rivenditori il tempo di accumulare prodotti prima che entrino in vigore tariffe più elevate, anche se ancora non si sa di quanto. Tuttavia, proprio la mancanza di chiarezza potrebbe indurre i rivenditori a variazioni arbitrarie e differenziate, tra chi punta ad accrescere subito margini di profitto e chi preferisce procedere con maggiore cautela.
Fonte: Il Sole 24 Ore