
Dall’agritech all’Ia, 128 start up che accelerano la sostenibilità
Un ecosistema in fermento, pronto a colmare il gap che separa l’Italia – e l’Europa – dal raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) fissati dall’Onu entro il 2030. La fotografia scattata dal report Reach The Goals, le start up italiane per gli Sdg di Cariplo Factory – che il Sole 24 Ore è in grado di anticipare – è quella di un’Italia che innova, con concretezza. Sono 128 le start up e Pmi innovative coinvolte. Un campione dell’ecosistema italiano dell’innovazione, rappresentativo delle aziende che possono contribuire con soluzioni già messe alla prova dal mercato al raggiungimento degli obiettivi 2030.
I settori di attività sono molteplici: dall’agritech (9,3% del campione) all’efficienza energetica, dal’intelligenza artificiale applicata alla salute, fino a progetti sociali e culturali o nuovi materiali. C’è Plantvoice, pmi innovativa che, attraverso un innesto brevettato, migliora la qualità del raccolto e riduce l’uso di risorse e ha già attivato circa 50 collaborazioni tecniche, commerciali e scientifiche. O Rilemo, che ha sviluppato un dispositivo di diagnostica per immagini portatile, potenziato da software Ia, per acquisire in tempo reale immagini della presenza di fluidi e dello stato degli organi dei pazienti ovunque si trovino. Tomapaint produce una bioresina naturale ottenuta dai sottoprodotti della lavorazione del pomodoro, un’alternativa sostenibile alle resine sintetiche. Mentre WiData, spin-off dell’Università di Cagliari, monitora flussi di persone, parametri ambientali e ottimizza i servizi urbani, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale.
Sono realtà giovani – oltre la metà fondate dopo il 2021 – anche se già il 25% ha preso la via per l’estero e il 70% prevede l’espansione internazionale. Il 70% ha già ottenuto certificazioni o brevetti e una su quattro si muove su più segmenti.
«Il contributo dell’ecosistema start up si concentra su alcuni macro temi – spiega Riccardo Porro, chief operating officer di Cariplo Factory –Consumo e produzione responsabili (Goal 12, 20%), Salute e benessere (Goal 3, 16%) e Lotta contro il cambiamento climatico (Goal 13, 13%). Un dato rappresentativo dei settori in cui il nostro Paese esprime maggiore tradizione e ambiti di eccellenza, come quello della bioeconomia e dell’attivazione di filiere per la valorizzazione delle materie prime e seconde. Economia circolare, riutilizzo di risorse e transizione energetica sono tra i settori in cui le start up possono contribuire maggiormente ad accelerare gli obiettivi delle aziende». Fra i temi più presidiati seguono Imprese, innovazione e infrastrutture (Goal 9) e Città e comunità sostenibili (Goal 11). In coda aree come Riduzione delle disuguaglianze, Povertà e Pace e giustizia.
Secondo il rapporto European Private Sector SDG Stocktake 2024, l’88% delle aziende italiane ha una conoscenza approfondita degli Sdgs, e il 72% di averli integrati nelle proprie strategie, anche se meno della metà misura i progressi. Le start up possono essere un volàno. Continua Porro: «Difficilmente un’azienda riesce ad affrontare questa complessità facendo leva solo sulle proprie competenze. Ha bisogno di attingere a know how che si trovano all’esterno. Una tendenza che si sta diffondendo anche oltre le grandi imprese. Secondo l’ultimo Open Innovation Outlook del Polimi, più del 70% delle aziende dichiara di integrare l’open innovation nella propria strategia. Sul fronte delle Pmi c’è ancora un po’ di più da fare, e qui è fondamentale il ruolo dei capi filiera». Non è solo questione di impatto sociale, si tratta di innovazioni che si tramutano in fattori economici: «Le aziende che hanno meno dipendenza dalle risorse del Pianeta sono meno rischiose, più competitive, e il mercato dei capitali le premia», aggiunge Porro.
Fonte: Il Sole 24 Ore