
Dall’aumento dei dazi un impatto negativo sul Pil dell’Italia di 0,4/0,5 punti nell’arco di due anni
Una perdurante incertezza che pesa sull’attività delle imprese italiane e sulla crescita del Paese. A dominare la scena è il tira e molla sui dazi tra Stati Uniti ed Europa, accompagnato da tensioni geopolitiche e conflitti ancora irrisolti e da consumi delle famiglie che continuano ad essere molto deboli. Un quadro che impatta negativamente sulle prospettive di crescita media del Pil, che in chiusura d’anno è stimabile attorno allo 0,5%. È questo, in estrema sintesi, lo scenario tratteggiato dal Monitor “Dal tira e molla dei dazi allo stallo della crescita”, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Prometeia.
Consumi deboli e propensione al risparmio in aumento
Se il fronte estero appare problematico, nemmeno la domanda interna fornisce slancio all’economia. La prudenza registrata nel primo trimestre dell’anno in corso -con le famiglie che, nonostante un recupero del potere d’acquisto, hanno preferito aumentare la propensione al risparmio, che rimane di circa due punti percentuali superiore ai livelli pre-pandemia- si conferma nel secondo trimestre, nel quale la spesa delle famiglie registra una crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti.
L’impatto dell’inflazione passata è ancora rilevante. Rispetto al 2019, il costo dei servizi finanziari è cresciuto del 48%, quello dei prodotti alimentari del 26%, quello dei servizi legati all’abitazione del 15%. Le conseguenze economiche più rilevanti si sono verificate tra le famiglie a basso reddito, per le quali i beni alimentari e i servizi dell’abitazione rappresentano una quota elevata dei rispettivi panieri.
Le prospettive del Pil 2025: crescita media attorno allo 0,5%
Dopo un primo trimestre positivo (+0,3% sul periodo precedente), il Pil italiano ha registrato un calo dello 0,1% nel secondo trimestre, riflesso sia del contraccolpo negativo sulle esportazioni dopo l’effetto anticipazione nel primo sia della debolezza dei consumi. In prospettiva, gli indicatori congiunturali non evidenziano, per il terzo trimestre, un’inversione di tendenza nel ciclo italiano, che rimarrà caratterizzato da un’evoluzione particolarmente debole del prodotto interno lordo. Secondo le stime contenute nel Monitor, il 2025 si chiuderà con una crescita media del Pil attorno allo 0,5%, grazie soprattutto al contributo positivo degli investimenti del Pnrr.
Fonte: Il Sole 24 Ore