
Dalle analisi alla fisioterapia: il Tar boccia le tariffe delle cure ambulatoriali pubbliche
Dalle analisi del sangue alla fisioterapia alla prestazioni di radiologia fino alla semplice visita medica: il tariffario delle prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate nell’ambito del Servizio sanitario nazionale è da rifare. Lo prescrive il Lazio con una prima serie di nove sentenze, sostanzialmente sovrapponibili, che accolgono parzialmente i ricorsi proposti da centinaia di strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale. E che decretano l’inadeguatezza delle tariffe fissate dal ministero della Salute a novembre scorso dopo 20 anni di attesa sull’adeguamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).
L’annullamento del Dm – dispone sempre il Tar Lazio – avrà effetto però solo tra un anno, per evitare il caos tecnico consentendo quindi di aggiornare i sistemi informatici. Dunque, lo starter per le nuove tariffe che sono tutte da riscrivere slitta al 22 settembre 2026.
La vicenda
Il decreto Salute-Mef 272 del 26 novembre 2024 di aggiornamento delle tariffe ha avuto da subito vita complicata: l’entrata in vigore il 30 dicembre 2024 era stata “stoppata” il giorno stesso per la sospensiva sempre operata dal Tar Lazio in seguito al ricorso dei laboratori, ma poi revocata solo l’indomani su istanza dell’Avvocatura dello Stato. Già il 31 dicembre scorso quindi si era ripartiti: da allora le tariffe fissate con quel decreto che interveniva riscrivendo un “prezziario” fermo al 1996 sono operative ma con moltissimi mal di pancia e conseguente raffica di ricorsi dei privati.
La sentenza-tipo
La sentenza n. 16381/25 del Tar Lazio, tra le altre uscite il 22 settembre 2025, dispone ora che il Tariffario del ministero della Salute è da rifare, come chiedevano in coro le associazioni. Così spiega l’avvocato Antonella Blasi del Forum Team Legal Healthcare: «Il Tar ha decretato che il tariffario è “fatto male” perché non è stata condotta un’adeguata istruttoria in quanto i dati di costo che sono stati considerati come base sono relativi al 2015. Inoltre, non sono state prese in considerazione le singole prestazioni ma è stata fatta una valutazione globale».
Cosa cambiaDal punto di vista pratico, ancora per un anno saranno in uso le attuali tariffe. «Ma è chiaro – continua l’avvocato Blasi – che il ministero deve mettersi immediatamente al lavoro, facendo riferimento ai dati di costo attuali e di certo non ai vigenti tariffari regionali che per forza di cose non possono essere attuali».Il plauso dei centri
Intanto esultano le associazioni, a cominciare dall’Associazione dell’ospedalità privata (Aiop): «E’ una grande vittoria non tanto per noi ma per il Servizio sanitario nazionale, che se vuole sopravvivere deve assicurare da un lato tariffe adeguate e dall’altro sostenere adeguatamente i rinnovi dei contratti», avvisa il presidente Gabriele Pelissero. Che spiega: «Non si può erogare prestazioni adeguate ai cittadini se il loro costo non viene riconosciuto dal sistema ed è indispensabile riconoscere il lavoro svolto remunerandolo adeguatamente», spiega. Pelissero tende comunque la mano al ministero: «Siamo disponibili a fornire dati e analisi perché solo se si arriverà a tariffari adeguati e meccanismi di remunerazione congrui sarà possibile salvare il Ssn, al di là degli slogan». Quanto al rinvio al 22 settembre 2026, per Valter Rufini presidente di FederAnisap «consentirà di valutare le prestazioni obsolete, di riordinare la parte economica e di garantire ai cittadini una sanità equa con regole e diritti paritari per tutti». «Comprendiamo le esigenze tecniche, perché cambiare immediatamente il complesso sistema informativo della tariffazione è impossibile – ammette Pelissero – . Ma un anno è un periodo troppo lungo – avvisa -: continueremo a lavorare con queste tariffe dichiaratamente non valide ma poi i 365 giorni andranno ricalcolati alla luce del nuovo tariffario».
Fonte: Il Sole 24 Ore