
Dalle foreste alla cura dell’asma: ecco le eccellenze italiane al James Dyson Award 2025
Si chiama Foremyc ed è un sistema che combina sensori e gemelli digitali con il fine di “dare voce” alle foreste e rafforzare la resilienza climatica degli ecosistemi alpini: la peculiarità di questo inedito progetto? Il fatto di essere stato eletto vincitore per l’Italia del James Dyson Award 2025, il concorso internazionale di design e ingegneria per studenti promosso dalla Fondazione che porta il nome dell’inventore e imprenditore britannico. La sfida che ha visto in gara giovani di tutto il pianeta per trovare soluzioni in grado di affrontare un problema del mondo reale ha interessato oltre 100 iniziative tricolori (valutate da una giuria composta da Eric Serra, Lead Design Engineer Dyson, Massimo Temporelli, fisico che da 25 anni si occupa di diffusione della cultura scientifica e tecnologica, e Riccardo Cambò, nonché docente IED e co-fondatore della community Caffè Design) e ne ha premiate oltre a Foremyc altre due, entrambe dedicate al tema della sicurezza e della salute: Nivor, un airbag anti-valanga, e Halia, un sistema terapeutico sostenibile per la cura dell’asma. Tutti e tre i progetti, come si legge in una nota diffusa da Dyson, accedono ora alla fase internazionale del concorso, che si concluderà il 5 novembre, con la possibilità di vincere il premio finale di 36.000 euro.
Foremyc, sensori e gemelli digitali per tutelare il patrimonio forestale
Monitorare suolo, microclima e salute degli alberi, utilizzando i dati raccolti per alimentare un gemello digitale il cui compito è quello di supportare una gestione di tipo predittivo: questa la natura di Foremyc, una soluzione che massimizza il lavoro di raccolta di un ecosistema di sensori per favorire decisioni realmente data driven per la salvaguardia delle foreste. Il progetto nasce dalle teste di Iari Vanoschi, Bartolomeo Chinali, Federico Luigi Gabrieli e Francesco Cantoni (laureati in Product Design presso lo IED) e prende forma come risposta tangibile a eventi catastrofici come la tempesta Vaia dell’autunno 2018. Il sistema è già stato testato in collaborazione con il Consorzio Forestale di Valle Averara (nella bergamasca) e integra sensori che lavorano in sinergia fra di loro raccogliendo dati alla base e sul tronco degli alberi e rilevando la presenza di coleotteri. Tutte le informazioni registrate sono trasferite in cloud tramite una rete Wan dedicata e visibili su una dashboard che servirà ai tecnici (e in futuro a consorzi, aziende e cittadini) per seguire l’andamento evolutivo della foresta, albero per albero. L’obiettivo finale, dicono i responsabili del progetto, è quello di rendere da subito l’hardware più stabile e adatto all’uso prolungato all’aperto e di costruire un gemello digitale della foresta stessa, e quindi un modello in continuo aggiornamento che ne rispecchia lo stato giorno per giorno e permette di individuare in anticipo i potenziali rischi di decadimento.
Nivor, l’assistente per sopravvivere alle sepolture da valanga
La soluzione consiste in una sacca all’interno della quale è contenuto
un airbag anti-valanga progettato per essere compatibile con la maggior parte degli zaini da alpinismo in commercio: Nivor è un progetto di Isabella Campana, attualmente studentessa presso l’Università IUAV di Venezia, ed è stato sviluppato nel corso della sua laurea triennale in Design del Prodotto Industriale presso l’Università di Bologna. La dote innovativa di questa soluzione è la possibilità di respirare l’aria contenuta nell’airbag una volta che questi si è gonfiato, sfruttando la presenza di due valvole di non ritorno, una necessaria per gonfiare l’airbag e l’altra collegata al tubo di respirazione che fa fluire solo quando la persona inizia a inspirare e impedisce alla CO2 espirata di rientrare nel sistema stesso, garantendo aria pulita per la respirazione. In situazioni di emergenza, Nivor entra in azione gonfiando rapidamente l’airbag con aria compressa in pochi secondi e assicurando una capacità di 170 litri d’aria, l’equivalente di poco meno di 30 minuti di respirazione aggiuntiva in caso di sepoltura provocata da una valanga, un lasso di tempo significativo per ritardare l’insorgere della fase di asfissia e , aumentare significativamente le probabilità di sopravvivenza rispetto a sistemi tradizionali.
Halia, l’assunzione dei farmaci diventa intelligente
I tre elementi che lo compongono sono un inalatore in polpa modellata, un boccaglio riutilizzabile e un’app per supportare l’assunzione corretta dei farmaci e ridurre i rifiuti di plastica: Halia è una creazione di Lorenzo Franci, Alessio Fontanelli, Ginevra Angrisani e Greta Cesaris (studenti di Advanced Design presso l’Università di Bologna) e si configura come una soluzione guidata e sostenibile per la cura dell’asma. Il progetto scaturisce dall’analisi di due problematiche critiche che riguardano l’applicazione della terapia (solo il 15% dei pazienti asmatici segue un iter corretto) e gli scarti di materiale plastico monouso. (ogni anno gli inalatori ne producono circa 150.000 kg). La soluzione parte dal ripensamento dall’inalatore come un sistema integrato e in grado di combinare una selezione dei materiali a un’interazione intuitiva. Da qui la scelta di utilizzare un boccaglio riutilizzabile (sanificabile in acqua bollente per 30 minuti) e di ricorrere a un packaging in materiale sostenibile (la polpa modellata) che include istruzioni in rilievo e in Braille e un sistema di sicurezza antimanomissione con linguetta a strappo). A completare il kit opera per l’appunto l’app Halia Sync, che si connette al sistema tramite tecnologia NFC e guida l’utente nel processo di inalazione con istruzioni personalizzate, promemoria e feedback visivi.
Fonte: Il Sole 24 Ore