
Dalle Hawaii alla Nuova Zelanda passando per le isole greche, si diffonde la tassa sui turisti
Uno strumento per controllare l’iper-turismo nelle mete più celebri, un contributo a servizi sotto pressione (come la gestione dei rifiuti) per l’alto numero di visitatori ma anche una risorsa da destinare a progetti ambientali. Sono le diverse forme che assume la tassa sui turisti, tributo sempre più diffuso a livello mondiale con la piena ripresa dei viaggi dopo la cesura imposta dal Covid.
A Venezia un contributo da 5,4 milioni
Un caso al quale si guarda con attenzione è quello di Venezia: nella sua seconda edizione il contributo di accesso alla città antica, avviata il 18 aprile e applicato per 54 giornate distribuite tra aprile, maggio, giugno e luglio, ha “prodotto” oltre 720mila voucher di visitatori giornalieri a pagamento, per un incasso di 5,4 milioni euro. Nel 2024, anno della prima sperimentazione, nei 29 giorni di applicazione si registrarono 485mila paganti e circa 2,4 milioni di euro di entrate. Il sistema tariffario prevedeva un costo di 5 euro per chi prenotava entro il quart’ultimo giorno antecedente alla visita e di 10 euro per chi lo faceva nei 3 giorni precedenti.
Una tassa per le isole greche
Una strada che anche altre mete turistiche vorrebbero intraprendere. Simi, piccola isola greca nell’arcipelago del Dodecaneso, ha chiesto al governo ellenico l’autorizzazione a introdurre una tassa turistica di 3 euro per i visitatori giornalieri. Simi accoglie almeno 300mila visitatori all’anno che non pernottano sull’isola ma mettono a dura prova le infrastrutture pubbliche. Se arriverà il via libera di Atene, i sindaci di Itaca e Paxos, isole greche nel mar Ionio, sono pronti ad avanzare la stessa richiesta. Ognuna di queste isole ospita una popolazione compresa tra i 2.500 e i 3mila abitanti che aumenta vertiginosamente durante il periodo estivo.
In Nuova Zelanda una tassa per stranieri
La Nuova Zelanda si aggiunge alla lista di paesi che applicano tariffe più elevate agli stranieri per visitare i siti turistici più gettonati. È quello che accade già al Taj Mahal in India, al Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania e a Machu Picchu in Perù. Il governo neozelandese prevede di imporre dal 2027 una tassa fino a 40 dollari neozelandesi (circa 20 euro) ai visitatori internazionali per l’accesso ad attrazioni naturali dell’isola, a partire dalla sua meta turistica più famosa: il Milford Sound, il fiordo che Rudyard Kipling definì l’ottava meraviglia del mondo, visitato ogni anno da 1,1 milioni di persone, per il 90% stranieri. Il governo stima una raccolta di 62 milioni di dollari neozelandesi all’anno (31,7 milioni di euro).
Alle Hawaii una «green fee» per proteggere la natura
Le isole Hawaii, devastate due anni fa dagli incendi di Maui che hanno causato la morte di oltre cento persone danni per 5,5 miliardi di dollari (4,7 miliardi di euro), guardano al turismo per prevenire i futuri disastri legati al clima. È stato infatti deciso di applicare dal 1° gennaio 2026 una “tassa verde” aggiuntiva ai 10 milioni di turisti che visitano l’arcipelago ogni anno con l’obiettivo di raccogliere circa 100 milioni di dollari all’anno. Le entrate saranno destinate esclusivamente a progetti ambientali, dal ripristino di spiagge e barriere coralline alla rimozione di vegetazione a rischio incendio. Si tratta di una misura sperimentale. Se i progetti avranno successo la tassa verde potrebbe aumentare, in caso contrario, verrà cancellata dopo il primo anno.
Fonte: Il Sole 24 Ore