
Dalle piccole e medie imprese arriva la metà del Pil globale
Trecentocinquantuno milioni. Massa enorme, quella delle Pmi sparse nel mondo, motore spesso dimenticato dell’economia globale e quasi sempre surclassato nelle cronache quotidiane dalle notizie che riguardano i big. Che siano big tech o colossi dell’auto, giganti della difesa o dei microprocessori, sono quasi sempre loro a monopolizzare i titoli e l’attenzione collettiva. Dal 2017, tuttavia, dall’istituzione della giornata mondiale delle Pmi, l’Assemblea generale dell’Onu ha deciso di dare un segnale, provando ad accendere i riflettori su questo mondo “unbranded” ma comunque cruciale sia in termini di occupazione che di sviluppo, così come di avvicinamento agli obiettivi Esg.
India, Indonesia e Nigeria sul podio mondiale
L’ultimo censimento effettuato da International Finance Corporation + Sme Finance Forum, risalente al 2019, vede in testa alla graduatoria per valori assoluti alcuni dei grandi paesi del mondo in termini di popolazione: India (63 milioni), Indonesia (63) e Nigeria (37), le tre nazioni sul podio per numero di piccole aziende, da sole arrivano a rappresentare quasi la metà del totale mondiale. Un panel però spostato ampiamente verso il basso, tenendo conto che l’insieme delle Micro-Small-Medium Enterprises (Msme) analizzato, che in termini dimensionali arriva in un perimetro variabile tra 100, 250(Europa) o 500 addetti (Usa), è per l’85% rappresentato dalle realtà più ridotte, aziende quasi sempre mono-dipendente. Stime difficili da comporre, tenendo conto dell’ampia variabilità delle classificazioni tra paesi, dove i punti di demarcazione tra micro-piccole e medie non sono affatto coerenti.
A livello di macro-aree, in termini numerici a primeggiare è ovviamente l’Asia, con 75 milioni di imprese nella parte a Sud e 102 milioni nell’Est asiatico+Pacifico. Quasi appaiate sono Europa (35 milioni) e Nordamerica (34), mentre Medio Oriente e Nord Africa si fermano a quota 10 milioni. Massa totale di imprese che nel mondo è stimata valere il 50% del Pil e oltre i due terzi degli occupati globali. Imprese che, in particolare nei paesi in via di sviluppo, mancano delle risorse necessarie per crescere, stimate da Ifc in un importo di 5,7 trilioni di dollari. Che pare una cifra monstre, ma se rapportata alla massa delle aziende si traduce in realtà in 16mila dollari per ciascuna impresa.
33 milioni di aziende in Europa
Anche guardando all’Europa, dove grazie ad Eurostat le statistiche sono normalizzate e i dati dei diversi paesi perfettamente confrontabili, il ruolo preponderante delle Pmi è evidente. Dall’ultimo censimento realizzato le imprese di questa categoria sono infatti pari a 33 milioni, realtà che danno lavoro a 163 milioni di persone con un fatturato complessivo di 38mila miliardi di euro. Le aziende di dimensioni maggiori (oltre 249 addetti) rappresentano solo lo 0,2% del totale, una platea di appena 53mila imprese. Che tuttavia impiegano quasi 60 milioni di addetti, oltre un terzo della forza lavoro complessiva generando la metà del turnover, quasi 20mila miliardi di euro. Platea bonsai è anche quella delle aziende medie (50-249 addetti), che rappresentano solo lo 0,8% del totale, e tuttavia impiegano il 15% degli addetti realizzando il 17% del giro d’affari.
La grande maggioranza, il 99%, oltre 32 milioni, è invece rappresentata da micro e piccole imprese con meno di 49 addetti. Realtà che impiegano il 49% della forza lavoro e rappresentano un terzo del turnover totale.
Fonte: Il Sole 24 Ore