
Dall’housing sociale alle famiglie: ecco come funziona il Piano casa Italia
Dal palco del Meeting di Rimini, Giorgia Meloni ha rilanciato uno dei dossier più delicati e attesi della legislatura: il Piano casa. Un progetto ambizioso, che nelle intenzioni dell’esecutivo dovrà affrontare in maniera strutturale il tema del disagio abitativo, rilanciare il social housing e restituire una risposta concreta a giovani, famiglie e fasce fragili della popolazione. “Una delle priorità che affronteremo con il vicepremier Matteo Salvini è quella di un grande piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie, perché senza casa è difficile costruire una famiglia”, ha detto la premier nel suo lungo intervento dal palco di Rimini. “Bisogna intervenire sulla parte mediana della popolazione”, tra i “30 e i 60mila euro”, rivedendo “anche i criteri con cui si aiuta chi ha più bisogno. Perché il calcolo Isee non corrisponde al valore reale di quella famiglia”, ha rilanciato il vicepremier Salvini che cura da mesi il dossier al ministero delle Infrastrutture intervallato da riunioni periodiche con gli stakeholder. Ma per la presidente della Commissione Casa del Parlamento europeo Irene Tinagli “il problema del governo è che oltre gli annunci a effetto non si sta occupando dell’emergenza casa – attacca -. Sono più di due anni che da Meloni e Salvini giungono dichiarazioni, riunioni di tavoli che girano a vuoto, ma di concreto non c’è nulla”,
Il Piano casa Italia
La strada del Piano casa è ancora lunga. E in salita. Il ministro Salvini ci lavora da poco meno di due anni e l’ultima riunione in ordine cronologico risale al 17 giugno scorso quando nel Parlamentino di Porta Pia sono state convocate, come da prassi, le principali associazioni del settore. In quell’occasione il ministro ha illustrato le risorse disponibili: 660 milioni di euro contro i 15 miliardi contabilizzati dai costruttori di Ance. Una forbice tutt’altro che semplice da riempire. Nel dettaglio: 100 milioni con la legge di Bilancio 2024 (50 nel 2027 e 50 nel 2028) e altri 560 milioni nell’ultima manovra, spalmati tra il 2028 e il 2030 (150 milioni nel 2028, 180 nel 2029, 230 nel 2030). Ma a completare il quadro regolatorio del Piano casa manca all’appello un Dpcm contenuto nella vecchia manovra di Bilancio che avrebbe dovuto essere emanato entro il 30 giugno 2024 fissando così i contenuti del Piano.
Social housing e Ppp
In attesa che il Piano cammini su gambe normative più solide, Porta Pia ha presentato agli stakeholder un quadro generale di interventi. Tra le linee strategiche: la riorganizzazione del sistema di social housing e delle Aziende casa; il ricorso a modelli innovativi di finanziamento, basati sul partenariato pubblico-privato; la creazione di soluzioni abitative flessibili, integrate nella città e capaci di coniugare edilizia sociale e residenziale; il coinvolgimento del Terzo settore nella gestione dei bisogni sociali. Le nuove Aziende casa dovranno essere più autonome nella gestione e più attrattive per gli investitori. Centrale, inoltre, sarà il monitoraggio del disagio abitativo, con una mappa dei fabbisogni differenziata per gravità e cause, da integrare con le strategie regionali e locali.
Il nodo dei fondi
Nelle slides illustrate al tavolo, Salvini ha messo in evidenza il nodo cruciale delle fonti di finanziamento. Oltre alle risorse nazionali, si punta a fondi europei come InvestEu, ai prestiti Bei, alla nascita di un Fondo rotativo per l’abitare sostenibile e a un nuovo Fondo presso il Mit che, con il via libera del Mef, dovrebbe incamerare risorse residue italiane ed europee, inclusi i fondi Pnrr non utilizzati. A questi si affiancherà il coinvolgimento di fondi immobiliari, fondazioni e casse di previdenza. Il modello lo suggeriscono i costruttori di Ance che contano 15 miliardi di euro recuperabili, dicono, attraverso diverse fonti di finanziamento: 1,5 miliardi dalla riprogrammazione del Pnrr, 2,5 miliardi dalla riprogrammazione dei fondi strutturali 2020-2027, 6 miliardi dal nuovo Bilancio Ue, 3 miliardi dal Fondo sociale per il clima 2027-2033, 2 miliardi infine dal Fondo investimenti e sviluppo infrastrutturale 2027-2033 che oggi può contare su 18,5 miliardi di euro.
Il contesto europeo
Il Piano casa italiano, tuttavia, si muove in un contesto europeo in rapido fermento. A Bruxelles il vicepresidente della Bei Ioannis Tsakiris ha annunciato un piano da 10 miliardi per il biennio 2025-2026, mentre la commissione Casa del Parlamento Ue lavora a un pacchetto da 15 miliardi di euro nell’ambito della revisione delle politiche di coesione. Risorse vincolate a condizionalità precise, per sostenere l’«affordable housing» e regolare mercati residenziali sotto pressione, a partire da quello degli affitti turistici. Spagna e Belgio sono i Paesi pilota: hanno già avviato interventi normativi per riportare equilibrio in un settore che in molte città europee è ancora fuori controllo.
Fonte: Il Sole 24 Ore