Dallo storage digitale del Dna al computing neuromorfico: il 2021 delle tecnologie business

Mai come per l’anno appena iniziato, le previsioni degli esperti assumono un’importanza rilevante per provare a capire come il digitale e le nuove tecnologie evolveranno e giocheranno un ruolo decisivo per le aziende e gli utenti nel rispondere all’incertezza legata al perdurare della pandemia. In linea generale, secondo gli analisti di Gartner, il futuro prossimo dell’informatica al servizio del business si svilupperà attorno a tre punti chiave: una maggiore efficienza, un aumento dell’efficacia rispetto alla tecnologia che viene sostituita e la capacità di trasformare la società.

Un decennio di trasformazione con tecnologie non convenzionali

Sintomatica, per spiegare il compito decisamente complesso di chi si occupa di innovazione dentro e fuori le imprese, è l’assunto di Daryl Plummer, Distinguished Research Vice President and Gartner Fellow: le tecnologie sono messe a dura prova perché spinte fino ai loro limiti e l’informatica tradizionale si sta scontrando con un muro”. In altre parole, secondo Plummer, sarà fondamentale che tutti i processi aziendali siano in grado di sostenere le esigenze di innovazione digitale e che i Chief Information Officer (e tutto il management) siano consapevoli che il prossimo decennio di trasformazione sarà radicale e guidato da approcci non convenzionali alla tecnologia. Ecco alcune delle tendenze previste per il 2021 e oltre.

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Le conversazioni di lavoro diventeranno dati da analizzare

Il 2020 è stato l’anno del boom delle videocall. Gli incontri di lavoro virtuali sono divenuti la normalità e in molti casi vengono registrati digitalmente, aprendo il fronte all’uso degli strumenti di data analytics sui contenuti delle varie discussioni per garantire che le aziende siano conformi alle leggi e ai regolamenti esistenti e per prevedere le performance future. Secondo le stime di Gartner, entro il 2025 ben il 75% delle conversazioni e delle riunioni business saranno registrate e analizzate e tale tendenza darà modo di scoprire sia un nuovo valore aggiunto a livello organizzativo sia potenziali rischi circa l’etica e il rispetto della privacy, con tutte le conseguenze del caso in fatto di sicurezza.

I chip tradizionali sono superati, arrivano i computer neuromorfici

Il rischio che le tecnologie informatiche attuali si scontrino con un muro digitale è reale e secondo gli esperti questo momento avverrà relativamente a breve, entro il 2025. La conseguenza? Nuovi paradigmi di innovazione, come il computing neuromorfico (un computer che pensa e agisce simulando il cervello umano), sono destinati a diventare sempre più comuni e pervasivi proprio per ovviare all’avvicinarsi dei limiti prestazionali, economici e di sostenibilità dei processori al silicio tradizionali, che risulteranno inadeguati per fornire la necessaria potenza di calcolo ai nuovi sistemi di intelligenza artificiale, di visione artificiale e di riconoscimento vocale. Man mano che queste nuove tecnologie matureranno, diventeranno sempre più accessibili per le imprese per avviarne la sperimentazione.

La memorizzazione dei dati sposa il Dna

Nel prossimo decennio, dicono convinti da Gartner, si affermeranno diverse architetture di calcolo avanzate, dal parallelismo estremo al Dnn (Deep Neural Network) on-a-chip fino al già citato computing neuromorfico. Di pari passo, troveranno sempre più spazio tecnologie evolute per lo storage dei dati. Entro il 2024, secondo Gartner, il 30% delle digital company renderà obbligatori i test di archiviazione del Dna dei propri dati, proprio perché si stanno raccogliendo più informazioni di quante l’attuale tecnologia sia in grado di conservarle in modo duraturo (al momento la maggior parte dei dati può essere memorizzata per un massimo di 30 anni) garantendone la totale integrità. Con le nuove tecnologie di storage, invece, sarà possibile codificare i dati digitali nelle coppie a base di nucleotidi di un filamento di Dna sintetico, intrinsecamente più resistente e in grado di autoripararsi. E questo significherebbe una longevità del dato che i meccanismi di storage tradizionali non possono raggiungere, assicurando di conseguenza una piattaforma di calcolo adeguata per le applicazioni di business di nuova generazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore