Dazi, i Consorzi del vino spingono sul dialogo con i buyer

Dazi, i Consorzi del vino spingono sul dialogo con i buyer

Turbati, preoccupati ma speranzosi. E comunque alla ricerca di una strategia che attenui quanto più possibile le misure di Donald Trump. Gli imprenditori del vino, presenti alla 57° edizione del Vinitaly che si apre a Verona, sono consapevoli che si apre uno scenario per nulla positivo ma portano in dote reti ed esperienza e su questi due ingredienti puntano per il peggio. Perdere forse sì, ma straperdere certamente no.

«La presenza degli operatori statunitensi – dice Adolfo Rebughini, direttore generale di Veronafiere – è una notizia incoraggiante per le aziende e per Vinitaly. Si apre uno scenario incerto che impatterà sulla geografia del nostro export. Condividiamo le preoccupazioni del settore e per questo mettiamo a disposizione delle organizzazioni la piattaforma di Vinitaly per facilitare eventuali accordi diretti tra imprese, associazioni italiane e importatori-distributori del nostro primo mercato di destinazione extra Ue». Nella delegazione dei 3.000 operatori Usa a Vinitaly sono presenti anche i 120 top buyer statunitensi (10% del contingente totale del piano di incoming 2025) selezionati, invitati e ospitati da Veronafiere e Ice, provenienti prevalentemente da Texas, Midwest, California, Florida e New York.

La parola chiave è: dialogo

C’è una parola chiave che circola insistentemente: dialogo. Quello con Donald Trump appartiene all’ambito del governo, ma quello con gli imprenditori americani si può certamente concretizzare in questi corridoi: qui sono attesi circa tremila buyer americani e con loro sarà intavolata la trattativa più importante dal 6 al 9 aprile. Dalla Sicilia al Veneto tutti sembrano andare in questa direzione che fa perno, anche o forse soprattutto, sulla filiera. Lo dice, per esempio, Alessio Planeta, Ceo dell’Azienda agricola Planeta: «Riteniamo fondamentale adottare un approccio all’insegna del “no panic” e dell’armonizzazione: un percorso continuo, silenzioso, sereno e fondato su una contrattazione equilibrata a livello europeo. Bisogna puntare su quella diplomazia che da sempre sostiene le relazioni commerciali internazionali. Per armonizzazione intendiamo un impegno comune lungo tutta la filiera, dal produttore al consumatore. Che si tratti di vino o di altri prodotti, sono molti gli attori coinvolti nel percorso produttivo e distributivo. È essenziale che ciascuno sia disposto a collaborare e, se necessario, a rinunciare a una parte del proprio margine di profitto. Questo è ciò che proveremo a concordare con i nostri importatori e distributori». Interessante è il ragionamento che fa Francesco Mazzei, Ceo di Marchesi Mazzei e presidente del Consorzio Maremma Toscana: «Dalle minacce ricevute con sparate fino al 200% diciamo che il 20% sembra quasi “una pillola” – dice – detto questo sicuramente i dazi avranno un impatto sulle vendite quindi si dovrà da un lato rafforzare le trattative diplomatiche – magari se riuscissimo a portarli al 10 % – e poi diversificare e guardare ad altri mercati. Certo non è da auspicare una guerra commerciale di dazi contro dazi».

La Sicilia guarda a nuovi mercati e punta sull’enoturismo

C’è preoccupazione, ovviamente, ma anche voglia di studiare nuove strategie, di trovare nuovi mercati: «Il Nord America è il secondo mercato d’esportazione per l’82,6% dei nostri soci – dice Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia che raggruppa oltre cento cantine dell’isola -. La Sicilia e i suoi prodotti sono particolarmente apprezzati dagli americani che non a caso rappresentano una fetta consistente delle presenze enoturistiche sull’isola. Vengono perchè amano la nostra terra e l’offerta enogostronomica è un grande punto di forza. In una fase delicata come questa, l’enoturismo è la vera chiave di volta». Quale sia la linea delle aziende siciliane lo spiega Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia: «Il consumatore americano che è il consumatore più ricco del mondo non si farà comandare da un governo sulle proprie scelte – dice – . Il vino siciliano è molto apprezzato dai clienti americani che non abbandoneranno il nostro mercato dall’oggi al domani: l’anno scorso abbiamo ricevuto 30 mila turisti del vino e gli americani sono la quota preponderante tra gli stranieri. Voglio essere ottimista, crediamo nel Made in Italy e nel network , nella rete che si può attivare per reagire ai dazi». Sullo sfondo le strategie di espansione verso nuovi mercati e si punta a rafforzare la presenza in Paesi come il Canada e Il Regno Unito. A Verona sarà presente, allo stand Sicilia, il presidente della Regione Renato Schifani che si dice pronto a sostenere la filiera vitivinicola siciliana: «La Regione – dice Schifani – farà tutto il possibile per mitigare gli effetti negativi delle nuove misure tariffarie. Siamo pronti a sostenere il settore con iniziative mirate e concrete».

Fonte: Il Sole 24 Ore