Dazi, Meloni: accordo sostenibile, ora aiutare le imprese colpite

Dazi, Meloni: accordo sostenibile, ora aiutare le imprese colpite

Pollice dritto, ma con prudenza. A caldo la premier Giorgia Meloni si limita a commentare l’intesa sui dazi base al 15% con poche parole: «Giudico positivo ci sia un accordo, ma non posso giudicare il merito se non conosco i dettagli». Poi, in una nota congiunta con i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, promuove innanzitutto il metodo: la soluzione è frutto di un lavoro di squadra che «ha evitato di «cadere nella trappola di chi chiedeva di alimentare uno scontro frontale tra le due sponde dell’Atlantico». Due le precisazioni: la base dell’accordo, che «scongiura il rischio di una guerra commerciale», è «sostenibile» se ricomprende i dazi precedenti; per i settori che dovessero risentirne l’esecutivo è pronto «ad attivare misure di sostegno a livello nazionale», ma si chiede a livello europeo di fare altrettanto.

Se il primo set è andato, insomma, sarà il secondo a decidere il finale di partita per l’Italia: i particolari e la lista delle eccezioni che potranno godere di tariffe azzerate. Alcune sono state anticipate da Ursula von der Leyen, tra cui aerei e alcuni prodotti agricoli, ma Meloni proverà a concentrare tutti i suoi sforzi per tutelare il Made in Italy, da vino e formaggi a lusso e design, passando per componentistica e moda. Le imprese restano con il fiato sospeso. Federvini ieri sera esprimeva «forte preoccupazione», Cna e Legacoop Agrolimentare bollavano l’accordo come «non soddisfacente».

Dall’Etiopia, dove è atterrata ieri per partecipare al terzo vertice Onu sui sistemi alimentari e promuovere il Piano Mattei, la premier non ha mai smesso di restare in contatto con la presidente della Commissione Ue che con la sua delegazione era impegnata a Turnberry nel negoziato con Trump. Un pomeriggio al cardiopalma, quello di Meloni, trascorso ad Addis Abeba prima incontrando i missionari cattolici, poi al Palazzo nazionale per il bilaterale con il primo ministro Abiy Ahmed e infine con un faccia a faccia con il presidente della Commissione dell’Unione africana, Mahamoud Ali Youssouf.

La notizia dell’accordo Europa-Usa è arrivata durante la cena offerta da Ahmed. Nessuna sorpresa per ora rispetto alle aspettative italiane, anche perché – ragionano a Palazzo Chigi – se i dazi base assorbono il 4,8% pre Trump l’imposizione aggiuntiva è quel 10% che nell’ultimo vis-à-vis di Meloni con il tycoon, al summit Nato dell’Aja un mese fa, la presidente del Consiglio aveva definito «sostenibile». Nulla a che vedere con il minacciato 30 per cento. Anche per questo l’Italia, come la Germania di Merz, non solo ha sempre predicato la linea del dialogo, contro chi (la Francia di Macron) aveva chiesto di preparare contromisure dure, ma aveva anche anticipato la promessa di aumentare gli acquisti di Gnl dagli Usa. La notizia che l’Ue comprerà energia dagli Stati Uniti per 250 miliardi l’anno per tre anni, in sintesi, non era inattesa.

Fonte: Il Sole 24 Ore