
Dazi Usa, braccio di ferro nella Ue: Italia e Germania prudenti, Francia più aggressiva
Ancora scottata da un’intesa sui dazi che – per stessa ammissione pubblica del capo negoziatore Maros Sefcovic – “sembrava vicina”, l’Europa ha scelto una tregua semi-armata con Donald Trump. Il bazooka anti-coercizione, evocato da mesi come ultima ratio, resta un avvertimento e a prendere forma è invece la seconda lista di controdazi. Una pressione “calibrata” per non far saltare il tavolo e, al contempo, non farsi cogliere impreparati dal no deal. Dall’altra parte dell’Atlantico, però, Trump marcia senza ripensamenti, rilanciando la narrazione del “grande saccheggio” subito per decenni. Un affondo smussato più tardi da un accenno alla possibilità di “dialogo”.
Fronda guidata dalla Francia
L’aliquota al 30% minacciata da Trump è vista come “proibitiva” per il commercio transatlantico. E l’insofferenza di alcuni Paesi verso la linea morbida di Ursula von der Leyen è iniziata a filtrare. A guidare la fronda degli intransigenti è Parigi che, per bocca del ministro Laurent Saint-Martin, ha chiesto insieme a Vienna di mettere le Big Tech nel mirino.
La prudenza di Italia e Germania
A controbilanciare la pressione sono invece Roma – rappresentata al tavolo dalla sottosegretaria Maria Tripodi, mentre il ministro Antonio Tajani è volato a Washington per incontrare Marco Rubio – e Berlino che, leggendo nella missiva dell’inquilino della Casa Bianca una mossa negoziale, continuano a predicare prudenza. «Non è un incontro di boxe», ha avvertito da Bruxelles anche il ministro Francesco Lollobrigida, sottolineando il rischio di un’escalation che finirebbe per colpire le stesse aziende europee due volte.
Trattativa sul filo
Alla scadenza del primo agosto mancano poco più di due settimane. Resta una domanda sospesa: quale sia il male minore per l’Europa, considerando che l’obiettivo minimo del 10% con sconti sui settori strategici sembra difficile da raggiungere. Le concessioni europee sono già sul tavolo: dal gnl americano al sostegno all’industria della difesa a stelle e strisce. L’Italia, nella proposta di Lollobrigida, suggerisce anche di incrementare le importazioni da oltreoceano di fonti proteiche come la soia. Ma, se neppure queste carte dovessero bastare, anche la presidenza danese dell’Ue esorta a “mostrare i muscoli” e ad attivare la macchina dei contro-dazi che – sommando i due pacchetti finora delineati – porterebbe la risposta europea oltre la soglia dei 90 miliardi.
Obiettivo diversificazione
Sullo sfondo, resta la diversificazione per ridurre la dipendenza e affrancarsi da fragilità strutturali. Con Pechino, in vista del vertice del 24 luglio, Bruxelles intravede “progressi” sul fronte delle restrizioni alle terre rare, ma continua a chiedere una corsia preferenziale. E intanto guarda anche oltre, preparando il rilancio del Cptpp, l’accordo trans-pacifico alternativo al Wto.
Fonte: Il Sole 24 Ore