
Dedem debutta in Borsa: raccolti 10 milioni per un flottante del 25%
Dedem S.p.A., azienda di Ariccia (provincia di Roma) attiva da oltre sessant’anni nel settore dell’intrattenimento e dei servizi automatizzati per il pubblico, sbarca in Borsa (nell’Euronext Growth Milan, il mercato organizzato e gestito da Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese dinamiche e competitive): la società attende in data odierna il provvedimento di ammissione di Borsa Italiana e l’inizio delle contrattazioni è previsto alle 9 del 24 luglio. Oggi è stata comunicata la raccolta: circa 10 milioni per un flottante del 25%. Il controllo dell’azienda, quindi, rimane alla Ribe & Co (riconducibile a Riccardo Rizzi) con il 46,02% delle azioni ordinarie e il 59,64% dei diritti di voto.
La presenza all’estero
L’azienda, che molti probabilmente conoscono per le sue cabine per fototessere che si trovano agli angoli delle strade di tutta Italia, a fine 2024 aveva raggiunto 113 milioni di ricavi (ne aveva 80 nel 2019), con 668 dipendenti e 6.050 macchine foto (di cui 2.100 all’estero, tra Spagna e Repubblica Ceca). Il progetto di quotazione rappresenta un passaggio strategico nel percorso di sviluppo della società, con l’obiettivo di rafforzare la visibilità sul mercato, favorire l’accesso a nuove risorse finanziarie e supportare le ambizioni di crescita, in Italia e all’estero (l’azienda punta a entrare in altri mercati europei).
Storia e evoluzione di Dedem S.p.A.
Costituita a Roma nel 1962, Dedem ha istallato la prima cabina fototessera del Paese. Da allora, la società si è evoluta gestendo sistemi automatizzati per l’identificazione personale e operando nel segmento del leisure, con sale giochi, photo booth e kiddie ride installati nei principali centri commerciali e luoghi di aggregazione. Dedem è presente da molti anni anche in Spagna attraverso la controllata Tecnotron, che contribuisce per quasi il 15% ai ricavi del gruppo. Dedem è entrata anche in settori ad alto contenuto tecnologico come l’Additive Manufacturing (stampa 3D) e l’Information and Communication Technology (ICT). L’azienda ha ottenuto anche l’iscrizione nel Registro speciale dei Marchi Storici di interesse nazionale.
Obiettivi e valori alla base della quotazione in Borsa
«L’accesso al mercato dei capitali – spiega Alberto Rizzi, Amministratore Delegato del Gruppo e figlio di Riccardo Rizzi – rappresenta per noi un’opportunità concreta per valorizzare e traghettare nel futuro il nostro patrimonio di competenze, innovazione e identità. Dedem è un’azienda profondamente radicata nella storia industriale italiana, capace di coniugare tradizione e visione, artigianalità e tecnologia. È con questo spirito che intendiamo rafforzare il nostro impegno nel promuovere il Made in Italy, portando in Borsa un modello imprenditoriale basato su qualità, creatività e responsabilità sociale. Una parte delle azioni di nuova emissione – aggiunge – sarà riservata ai dipendenti con almeno due anni di anzianità lavorativa nel Gruppo, offrendo loro la possibilità di diventare azionisti della nostra realtà. Quella di Dedem è sempre stata una grande storia di famiglia. E con questa operazione, vogliamo continuare a scriverla insieme».
Accelerare ancora sulla crescita
«Siamo molto orgogliosi – sottolinea il Direttore Finanziario del Gruppo Paolo Monte – del traguardo raggiunto, frutto di un percorso iniziato un anno e mezzo fa con l’emissione del primo prestito obbligazionario nella storia della Società, proseguito con la pianificazione della quotazione e con un processo di due diligence intenso e articolato. È stata una sfida impegnativa, affrontata con competenza e grande coesione da tutta la nostra squadra. Ma per noi questo è solo il punto di partenza: la quotazione all’EGM – sottolinea – rappresenta un vero e proprio acceleratore di crescita, che ci consente di guardare con decisione a una nuova fase dello sviluppo aziendale. La prossima sfida è chiara: rafforzare ulteriormente la nostra presenza sui mercati esteri e rendere l’internazionalizzazione uno dei pilastri della nostra strategia di lungo periodo».
Fonte: Il Sole 24 Ore