Democratici Usa a metà del guado, tra anima moderata e radicale
Cosa dicono le vittorie democratiche a New York, in New Jersey, in Virginia e in California? Nell’epoca del Big Data, i risultati del martedì elettorale Usa offriranno spunti di analisi fino ai midterm del 2026. In termini macroscopici, è chiaro che i democratici hanno vinto, esattamente un anno dopo che Donald Trump aveva battuto Kamala Harris con un margine di due milioni di voti. È altrettanto chiaro che bisogna evitare la tentazione di ridurre una nazione a un sindaco.
In primo luogo, la vittoria di Zohran Mamdani è il contrario di una sorpresa. Il margine con cui il giovane socialdemocratico aveva battuto nelle primarie Andrew Cuomo era troppo grande perché questi potesse ribaltarlo da indipendente. Ancor più significativa è l’incapacità dem di contrapporre a Mamdani un candidato meno screditato di Cuomo, frutto della vecchia politica e travolto da scandali come il sindaco uscente Eric Adams.
Cuomo ha giocato le carte della disperazione
Nel suo ultimo blitz contro i 15 punti di vantaggio di Mamdani, Cuomo ha giocato le carte della disperazione, compreso il tentativo di collegare all’11 settembre un avversario che al momento della strage islamista aveva appena dieci anni. Questo ha moltiplicato la partecipazione, spingendola a livelli mai raggiunti dal 1969, ma senza cambiarne la ripartizione.
Nella città di Alexandria Ocasio-Cortez, di Bernie Sanders (eletto in Vermont, ma radicato a New York) e dell’occupazione della Columbia (dove insegna il padre del nuovo sindaco), non è bastato far leva sulla paura per fermare una piattaforma che rispondeva alle aspettative (o ai sogni?) dell’elettorato. In termini politici, si può notare che l’appoggio di Obama a Mamdani sembra aver pesato più di quello che Trump ha dato a Cuomo all’ultimo minuto: un po’ perché la benedizione dell’avversario è sospetta, un po’ perché forse Trump ha voluto dare a Cuomo il bacio della morte, in nome del “tanto peggio, tanto meglio”. Altra buona notizia per la democrazia: Mamdani ha vinto nonostante la valanga di soldi spesi contro di lui da Bill Ackerman, Mike Bloomberg e altri miliardari.
Le vincitrici dem in New Jersey e Virginia sono molto diverse da Mamdani
Benché ugualmente innovative, le vincitrici dem in New Jersey e Virginia sono molto diverse da Mamdani. In Virginia, per esempio, Abigail Spanberger, tanto moderata da essere stata per oltre dieci anni agente della Cia, si è aggiudicata uno stato che quattro anni fa aveva incoronato un repubblicano e che ancora nel 2024 aveva votato Trump. Rispetto al 2020, Spanberger ha guadagnato 13 punti, un successo si è riverberato anche su Jay Jones, che ha strappato ai repubblicani la carica di Attorney General (Procuratore capo) nonostante la pubblicazione di una chat privata sopra le righe. «Tre persone, due colpi», aveva scritto pochi anni anni fa, invitando a scegliere chi uccidere tra il repubblicano tra Todd Gilbert, Hitler e Pol Pot. Storia ancora diversa in New Jersey, dove Mikie Sherrill ha battuto Jack Ciattarelli con un margine assai maggiore di quanto avesse fatto il governatore uscente Phil Murphy nel 2021. Non solo: Sherrill ha raccolto circa il 10% in più di voti rispetto a Harris, aggiudicandosi anche quattro contee in più. Come Mamdani, anche Sherrill ha promesso di rendere più facile e sostenibile la vita dei propri concittadini, ma con una storia personale tutt’altro che rivoluzionaria. È infatti un’ex pilota di elicotteri della Marina, ex procuratore federale, deputata al Congresso da sei anni.
Fonte: Il Sole 24 Ore