Denatalità shock: 5 milioni di lavoratori in meno al 2040

Denatalità shock: 5 milioni di lavoratori in meno al 2040

I lavoratori in meno al 2040

L’effetto sul lavoro è più ampio: entro il 2040 il numero di persone in età lavorativa si ridurrà di circa cinque milioni di unità. Questo potrebbe comportare, ha ricordato Bankitalia nella relazione 2025, una contrazione del prodotto stimata nell’11%, pari all’8% in termini pro capite.

L’Ocse rincara addirittura la dose. Per il periodo che va dal 2023 al 2060 le stime parlano di un calo del 34% della popolazione in età lavorativa, tra i più ampi a livello internazionale. Il numero di anziani a carico per ogni persona in età lavorativa in Italia aumenterà da 0,41, cioè un anziano a carico ogni 2,4 persone in età lavorativa, a 0,76, ovvero un anziano a carico ogni 1,3 persone in età lavorativa. Se il confronto lo facciamo con i giovani, la Ragioneria generale dello Stato nelle sue ultime stime ha avvertito che nel 2080 rischiamo di avere 312 anziani ogni 100 giovani.

Il crollo del Pil

Dall’Ocse arriva un’ulteriore indicazione: anche ipotizzando che la crescita annuale della produttività del lavoro rimanga al livello del periodo 2006-2019 (-0,31% in Italia con un Pil pro capite a -0,20%), dalle proiezioni emerge che il Pil pro capite nostrano diminuirà a un tasso annuo dello 0,67%, il secondo peggiore dell’intera area di riferimento dell’Organizzazione parigina, contro il +0,6% medio (comunque in forte rallentamento rispetto al +1% del 2006-2019). Solo la Grecia avrà un calo del Pil maggiore (-1,8%).

Boom della spesa sanitaria

Sugli impatti economici della denatalità si è cimentato negli ultimi giorni anche l’Upb, che ha evidenziato come dal 2022 al 2070, sulla base delle stime contenute nel rapporto 2024 Awg (il Working group on ageing populations and sustainability) si realizzerebbe una riduzione della spesa pensionistica sul Pil (-1,9 punti percentuali, al 13,7%) per effetto di un sensibile aumento dell’età di pensionamento e di una riduzione significativa nel rapporto tra pensione e retribuzione media (per via del metodo di calcolo contributivo), mentre crescerebbero sia la spesa sanitaria (+0,1 punti percentuali del Pil, al 6,4%) sia quella per la long-term care (+0,5 punti, 2,1%). E viene indicato anche il motivo: entro il 2043, ci ha detto l’Istat, quasi il 40% delle famiglie sarà composto da una sola persona. In particolare, si prevede che ci saranno 6,2 milioni di persone over 65 (+38%) e 4 milioni di over 75 (+4%) che vivranno da sole. La componente sanitaria e le indennità di accompagnamento che sono state erogate nel 2023 a quasi 2,3 milioni di beneficiari, coprono complessivamente i 4/5 della spesa complessiva per long-term care, ha ricordato l’Inps.

Su anche la spesa per il welfare

La quota restante è rappresentata dalle altre prestazioni assistenziali erogate a livello locale. Su questo versante la Ragioneria Generale dello Stato prevede una crescita continua della spesa per il welfare (pensioni, sanità, long-care term) lanciando una sorta di allarme: le previsioni per i prossimi anni – ha sottolineato Daria Perrotta, che è a capo della “struttura tecnico-contabile” del Mef – mostrano un andamento crescente che arriverà nel 2043 al 25,1% del Pil per poi decrescere anche per l’uscita dei baby boomer e si ridurrà al 22,7% nel 2070, un valore in linea con quello pre-pandemico.

Fonte: Il Sole 24 Ore