Dentro il caschetto, fuori dal tempo: la realtà virtuale cerca ancora una storia

Dentro il caschetto, fuori dal tempo: la realtà virtuale cerca ancora una storia

Indossare un caschetto VR nel 2025 per godersi uno spettacolo cinematografico è un atto cyberpunk, un gesto post-moderno, qualcosa che è già vintage perché appartiene a un passato recente. Nonostante le numerose sperimentazioni, i cinema con il visore non sono diventati mainstream, così come neanche la VR nel videogioco e sul televisore di casa. Mentre ha trovato applicazioni importanti nel campo dell’istruzione, nella manutenzione e nella progettazione.

Questa premessa è doverosa quando assisti come giurato a un evento di corti in VR. Quest’anno il concorso Visioni VR, realizzato in collaborazione con il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, si è tenuto a metà settembre, alcuni giorni fa, e prevedeva 6 tra le migliori produzioni nazionali e internazionali, che spaziano dai documentari sull’attualità alla pedagogia, dal viaggio fisico a quello interiore, fino al racconto di avvenimenti cruciali della storia recente.

Anche nelle edizioni precedenti, Visioni VR è stato un momento per entrare nelle teste di registi, sceneggiatori e artisti digitali che credono – o hanno creduto – in questa tecnologia. Per capire meglio i confini di queste sperimentazioni, a che punto sta per esempio il dialogo con il linguaggio del videogame, quanto il racconto passivo dell’audiovisivo possa essere posseduto dall’interattività propria della realtà virtuale.

Quest’anno due opere hanno colpito più di altre l’immaginazione di pubblico e critica.

Fonte: Il Sole 24 Ore