
Dieci curatori per un Padiglione
Sono rare le volte in cui l’arte contemporanea infrange la sua stessa bolla per diventare argomento di interesse pubblico; la Biennale di Venezia è una di quelle volte, anzi forse l’unica. Da questo presupposto nasce la volontà di conoscere meglio i dieci finalisti al ruolo di curatore del Padiglione Italia, un ruolo prestigioso ma pieno di insidie che negli anni ha attirato su di sé parecchie polemiche. Li abbiamo intervistati con cinque facili domande per conoscere meglio la loro esperienza, la loro visione e i loro punti forti, che significato ha per loro rappresentare l’Italia alla Biennale, e come se la cavano con il fundraising, capacità fondamentale (ma si spera non decisiva ai fini della scelta) per integrare il budget, comunque cospicuo, messo a disposizione del ministero, 800 mila euro; è inoltre interessante vedere come i candidati riescono a rappresentare sé stessi e le propria visione attraverso le parole e come si proiettano verso un ruolo così importante.
Una commissione composta da Angelo Piero Cappello, Direttore Generale Creatività Contemporanea e Commissario del Padiglione Italia, in veste di presidente, insieme con Claudio Varagnoli, presidente del Comitato Tecnico-Scientifico per l’Arte e l’Architettura contemporanee del MiC, il curatore Luca Cerizza, vincitore del Padiglione Italia del 2024 con un progetto di Massimo Bartolini, e i professori Ester Coen e Valerio Terraroli selezionerà la triade dei super-finalisti, al ministro Alesandro Giuli è invece affidata l’ardua sentenza finale.
Come nelle ultime due edizioni, i curatori sono tenuti a presentare un solo-show, la decisione si attende a breve visto che la consegna del bando è in scadenza. Chi sarà il prossimo curatore del Padiglione Italia tra Ilaria Bernardi, BHMF, Cecilia Canziani, Valentino Catricalà, il terzetto composto da Alfredo Cramerotti, Clelia Patella e Auronda Scalera, Antonio Grulli, Marta papini, Samuele Piazza, Diego Sileo e Francesco Stocchi?
Il Padiglione Italia aspetta con ansia di conoscere il nome del suo prossimo inquilino, qualcuno che magari gli regali finalmente il Leone d’oro, spazio dove metterlo ce n’è!
Fonte: Il Sole 24 Ore