
Dietrofront di Zelensky sulla corruzione
Dopo aver manovrato contro l’indipendenza dei due organismi nazionali anti-corruzione, Volodymyr Zelensky è corso ieri ai ripari riproponendo alla Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, il testo di un nuovo disegno di legge che fa marcia indietro, a garanzia dello stato di diritto e della libertà d’azione di Nabu e Sapo: i due uffici nati dopo la Rivoluzione del Maidan, tra il 2014 e il 2015, e incaricati di condurre inchieste sulla corruzione pubblica (il primo) e portarle in giudizio (il secondo).
Martedì scorso il rapidissimo passaggio in Parlamento della legge 12414, firmata da Zelensky in serata, aveva risvegliato la protesta di migliaia di ucraini, tornati in piazza in diverse città – sfidando la legge marziale e il rischio di attacchi aerei russi – per chiedere il veto al provvedimento che poneva il lavoro di Nabu e Sapo sotto la diretta supervisione del procuratore generale, nominato da Zelensky, distruggendone di fatto l’indipendenza. Per giustificare la decisione, e spiegare il motivo dei recenti raid contro dipendenti delle due agenzie e attivisti anti-corruzione, il presidente aveva parlato della necessità di contrastare infiltrazioni russe: un pretesto, dicono i suoi critici, convinti che la legge 12414 nascesse unicamente dal desiderio di proteggere dalle inchieste la cerchia del presidente.
«Qui non siamo in Russia», hanno scritto i manifestanti sui loro cartelli. E Zelensky si è detto pronto ad ascoltarli, così come ha dovuto prendere atto dell’immediata levata di scudi a Bruxelles e nelle altre capitali europee, a ricordargli che la lotta alla corruzione è pre-condizione cruciale per mantenere i considerevoli aiuti finanziari occidentali e per proseguire verso l’adesione dell’Ucraina alla Ue. «Apprezziamo il fatto che il Governo ucraino abbia reagito – ha detto ieri un portavoce a Bruxelles -. Lavoreremo con loro per assicurarci che le nostre preoccupazioni vengano prese in considerazione». Mercoledì la stessa presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva chiesto spiegazioni a Zelensky. Secondo il Financial Times, Zelensky ieri avrebbe deciso la “retromarcia” anche grazie a un colloquio e ai consigli del primo ministro britannico, Keir Starmer.
Nell’annunciare il nuovo disegno di legge che toglie al procuratore generale i poteri appena ricevuti, Zelensky si è mostrato consapevole di non poter perdere l’appoggio di un Paese in guerra. «L’importante è restare uniti – ha detto – e mantenere la nostra indipendenza, rispettando la posizione di tutti gli ucraini». Il testo della legge, ha assicurato, è bilanciato nel salvaguardare l’indipendenza di Nabu e Sapo e nel proteggere il sistema legale dalle interferenze di Mosca. Nello stesso tempo, però, un gruppo trasversale di 48 deputati ha sottoposto alla Rada un secondo progetto di legge che emendando la legge 12414 ricostituisce l’indipendenza delle due agenzie anti-corruzione. Ora la parola passa ai deputati.
Per ribadire il messaggio, anche ieri sera a Kiev i manifestanti sono comunque tornati a farsi sentire vicino alla Bankova, sede della presidenza ucraina. Mentre la guerra continua: poche ore dopo la conclusione di un negoziato tra russi e ucraini che ancora una volta non è riuscito ad andare oltre l’organizzazione di nuovi scambi di prigionieri, all’alba di giovedì gli attacchi sono ripresi sulle due sponde del Mar Nero. Tra gli obiettivi dei russi il centro di Odessa, dove è stato colpito lo storico mercato Pryvoz, patrimonio dell’Unesco. Sul fronte opposto, vicino a Sochi, droni ucraini hanno raggiunto una raffineria di Lukoil. Le vittime civili sono almeno quattro per l’Ucraina, due per la Russia.
Fonte: Il Sole 24 Ore