Difesa, Crosetto: «Finito tempo di edulcorare parole, stufo di Paese che non capisce che i tempi sono cambiati»
Il messaggio è chiaro. In una fase in cui le crisi si sviluppano con grande rapidità sullo scacchiere internazionale, dall’Ucraina, al Medio Oriente, all’America latina, all’Africa, la Difesa acquisisce sempre più un ruolo di primo piano . Ecco perché serve, e va realizzato in tempi stretti, un cambiamento culturale, che guardi alle spese e agli investimenti in questo settore non come qualcosa sottrae risorse ai cittadini, ma come qualcosa che ne garantisce la sicurezza. «Le forze armate sono sempre divise, ognuno con la propria caratteristica, ma danno il meglio quando sono insieme. Questo calendario è un messaggio di per sè: è un esempio della Difesa come forza unica al servizio del Paese. Difesa, oggi, vuol dire prepararsi in modo serio a difendere il paese», ha ricordato il Ministro della Difesa Guido Crosetto nel corso della presentazione del calendario della Difesa, nella mattinata di lunedì 3 novembre, presso la Biblioteca militare centrale di Palazzo Esercito a Roma. Di qui, l’affondo: «È finito il tempo di edulcorare le parole, sono ogni giorno più preoccupato, vivo la mia responsabilità di ministro con l’ansia di vedere cose che non vorrei vedere. È una sensazione che mi sono stufato di vivere da solo, circondato da un Paese che non capisce che i tempi sono molto difficili, profondamente cambiate che nessuno di noi è in grado di definire che scenario dovremo affrontare».
Un calendario che, alla vigilia della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, unisce tutte le forze armate immortalate dall’obiettivo del fotografo Massimo Sestini. «La Difesa – ha rincarato Crosetto – ha il compito di programmarsi per affrontare qualsiasi scenario: non siamo ancora all’altezza di farlo e i tempi li decidono altri attori. Alcuni pensano che investire in Difesa sia una cosa burocratica, perchè ce lo chiede la Nato. È una stupidità totale! Dobbiamo partire dalle mancanze che abbiamo recuperare un gap grande in tempi il più brevi possibile». «L’aumento delle spese della Difesa non lo considero un elemento di dibattito politico, ma una necessità. In momenti come questi è un prerequisito» perché «ci sia la pace in Italia» e «se fra 5 anni pensiamo che il mondo è cambiato in meglio, allora disinvestiremo».
Portolano: oggi l’esigenza è quella di operare nel multidominio
All’incontro ha partecipato il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano. Il generale ha posto l’accento su quello che, a suo avviso, è il messaggio connesso a questa iniziativa: «L’identità delle Forze Armate. Si tratta di immagini con uno sguardo al passato e al contempo un occhio al futuro. Le Forze Armate sono lo strumento più importante nell’applicazione del concetto di sicurezza. Oggi l’esigenza è quella di operare nel multidominio: un sistema in cui le nuove forme di lotta, introdotte dalle nuove tecnologie, si mischiano con gli schemi tradizionali».
Crosetto: «Aiutiamo ancora Kiev, verso 12esimo pacchetto»
A margine dell’incontro, il ministro della Difesa ha parlato anche dell’Ucraina. «Per quanto riguarda l’Ucraina – ha sottolineato -, la nostra linea non cambia. Noi continuiamo ad aiutare Kiev con quello che possiamo. Probabilmente sì, costruiremo un nuovo pacchetto che presenterò a breve nelle modalità degli altri pacchetti». Si tratta del dodicesimo pacchetto di aiuti a Kiev. «Riguardo ai Patriot inviati dalla Germania, questo Paese ce li ha e può mandarli. Noi abbiamo mandato tutto ciò che avevamo – gli aiuti sono secretati – senza indebolire la Difesa italiana più di quanto già non lo sia», ha continuato Crosetto. «È difficile che l’Ucraina possa riconquistare tutti i territori – ha continuato -, la Crimea in primis che non è più sua dal 2014, la questione va posta agli Ucraini e il tema è qual è il limite da non superare per accettare la pace. Il problema più grosso è che la Russia finora non ha dimostrato neanche la volontà di affrontare la pace, neanche parlando di cessione di territori. Perché questa è la verità. Noi, in Italia, crediamo ancora alla storia dei territori russofoni, che è una follia totale. Questi stanno continuando a reclutare persone, sono due milioni e mezzo e stanno reclutando un altro milione».
«Su crisi Gaza i tempi saranno lunghissimi»
Quanto poi al conflitto tra Israele e Hamas, «su Gaza aspettiamoci un passo avanti e uno indietro per i prossimi 10, 20 o 30 anni. Guardate il Kosovo, da quanto tempo siamo lì e da quanto tempo continuano ad essrci ancora tensioni. Le crisi internazionali non si risolvono con i tempi con cui risolviamo una crisi familiare. Abituiamoci anche a Gaza a tempi lunghissimi».
Fonte: Il Sole 24 Ore