Difesa, l’Italia sarebbe in grado di difendersi da droni? Ecco cosa sappiamo

Difesa, l’Italia sarebbe in grado di difendersi da droni? Ecco cosa sappiamo

Dopo lo sconfinamento di una dozzina di droni russi nei cieli polacchi, e quindi nello spazio aereo di un paese Nato, si è diffusa la sensazione che la priorità sia sempre più quella di attivare soluzioni che consentano di prevenire, intercettare e distruggere le minacce che provengono dall’alto. All’operazione di difesa aerea scattata dopo quell’episodio, interpretato dagli Alleati come una pericolosa escalation da parte di Mosca, ha partecipato anche un G-550 CAEW dell’Aeronautica Italiana, decollato dalla base aerea di Amari (Estonia). Si è anche fatto ricorso a una batteria SAMP-T delkl’Esercito Italiano, operativa nell’ambito della missione NATO Baltic Air Policing. «Non siamo pronti né ad un attacco russo né ad un attacco di un’altra nazione, lo dico da più tempo. Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Putin, dico chiunque», ha confidato, a poche ore da quell’episodio, il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Crosetto: l’Italia sarà in grado di difendersi in maniera autonoma nel 2031

Intervistato da Repubblica, Crosetto ha poi spiegato: «Quanto tempo ci vuole per mettere l’Italia nelle condizioni di difenderci da un eventuale attacco estero? La mia previsione è questa: se, come stiamo facendo, ci attiviamo subito, prevedo ci vogliano sei anni. Dunque immagino nel 2031». Crosetto ha fatto riferimento alla difesa autonoma del Paese, non al sistema Nato. «Questo ovviamente – ha chiarito, riferendosi alla data del 2031 – se non consideriamo la Nato e ipotizziamo, cosa che non è, che l’Italia debba difendersi da sola».

Portolano: sviluppo e l’acquisizione di nuovi radar in grado di rilevare le minacce balistiche e ipersoniche

La partita si gioca soprattutto nei cieli. Da dove partiamo? Come ci stiamo muovendo? In occasione dell’audizione davanti alla Commissione Difesa della Camera sulle linee generali dell’incarico ricoperto che si è svolta il 21 maggio, il Capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, ha detto che «relativamente al dominio aereo, si continuerà a sostenere i programmi Eurofighter 2000 e Joint Strike Fighter attraverso l’acquisizione di ulteriori 24 Eurofighter in sostituzione dei primi aerei entrati in linea, la cui vita operativa terminerà nel 2029, e con l’incremento di ulteriori 25 F35, portando il totale degli assetti italiani da 90 a 115, di cui 75 Alfa e 40 Bravo. Parallelamente – ha aggiunto in quell’occasione – , proseguirà lo sviluppo del Global Combat Air Programme (GCAP), insieme a Regno Unito e Giappone, e del delicato settore della difesa aerea missilistica integrata attraverso l’adeguamento della rete radar a esso dedicata, inclusi lo sviluppo e l’acquisizione di nuovi radar in grado di rilevare le minacce balistiche e ipersoniche. In ultimo, si proseguirà con il programma JAMMS (Joint Airborne Multi-mission, Multi-sensor System) per la realizzazione di una piattaforma aerea multi-missione e multi-sensore, necessaria a elevare significativamente il controllo, l’analisi, il supporto delle operazioni nello spettro elettromagnetico».

Fonte: Il Sole 24 Ore