
Diritto alla riparazione degli elettrodomestici: avviato il recepimento
Rendere più facile la riparazione di una serie di prodotti – tra cui elettrodomestici e smartphone –, obbligare i produttori a offrire riparazioni rapide e a prezzi ragionevoli, promuovere incentivi, estendere la garanzia di un anno dopo la riparazione e vietare ostacoli tecnici o legali alle riparazioni e all’uso di pezzi di ricambio indipendenti. Sono alcuni dei principali della direttiva Ue 2024/1799, che promuove il diritto alla riparazione dei beni di consumo, il cui recepimento è stato inserito nel disegno di legge della delegazione europea varato in Consiglio dei ministri lo scorso 22 luglio. Il percorso verso la piena operatività è solo all’inizio: il Ddl dovrà passare in Parlamento e, anche dopo la sua approvazione, l’effettiva entrata in vigore in Italia dei principi fissati dalla direttiva avverrà dopo il 31 luglio 2026.
Le norme italiane potrebbero, ad esempio, prevedere specifici rimedi a tutela dei consumatori nel caso in cui il riparatore non esegua l’intervento dopo che il cliente ha accettato il modulo di riparazione, come previsto dalla direttiva. E, parallelamente, potrà essere definito un sistema sanzionatorio efficace e istituito un sistema di vigilanza e controllo per garantire la corretta applicazione delle nuove regole, integrandole con la normativa già in vigore.
Dal ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) evidenziano che i lavori sul recepimento sono in corso. Per quanto riguarda le misure attuative, si prevede che il nostro Paese aderirà alla piattaforma online europea per la riparazione (non ne creerà una nazionale), popolando la relativa sezione nazionale.
Inoltre, la direttiva indica che gli Stati membri prevedano almeno una misura volta a promuovere la riparazione, ma al momento non sono previsti incentivi alla filiera italiana al riguardo, anche se gli Stati membri dovranno notificare alla Commissione europea le misure intraprese entro il 31 luglio 2029.
Il settore retail
Secondo Davide Rossi, direttore generale di Aires (Associazione Italiana Retailers Elettrodomestici Specializzati) e di EuCer Council, l’Associazione dei retailer dell’elettronica di consumo in Europa, «Right to Repair va letto sia come diritto del consumatore a riparare sia come diritto degli operatori indipendenti a offrire le riparazioni. Speriamo in un decreto chiaro, che vada a toccare i prezzi delle riparazioni e gli incentivi. Oggi» – spiega Rossi – «il prezzo dei pezzi di ricambio è deciso dai fornitori: se cambiare uno schermo originale costa l’80% del prodotto nuovo, nessuno lo farà. I prezzi delle parti di ricambio devono essere calmierati con una marginalità ragionevole. Inoltre, serve la piena disponibilità dei manuali tecnici e la possibilità di produrre alcune componenti non brevettate con stampanti 3D».
Fonte: Il Sole 24 Ore