Dissesto idrogeologico: 6,5 miliardi di tagli alla manutenzione del territorio

Dissesto idrogeologico: 6,5 miliardi di tagli alla manutenzione del territorio

Circa 6,5 miliardi di euro di tagli alla manutenzione del territorio per il periodo 2025-2034. Una buona parte dei quali (673 milioni di euro, per la precisione), concentrati nel triennio 2025-2027. Ruota attorno a questi numeri, ricavati dall’ultima legge di Bilancio, il contributo che la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio ha portato in audizione alla Commissione sul rischio idrogeologico e sismico della Camera. Sul dissesto idrogeologico del nostro territorio pesano l’incertezza per gli investimenti futuri e l’assetto della governance che dovrebbe programmare le attività di contrasto.

I fondi per i Comuni

I dati, elaborati dai costruttori, riguardano le opere dei Comuni tra cui la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici, quella delle strade e tutti i piccoli interventi comunque legati alla manutenzione del territorio. Anche se i numeri della Ragioneria generale dello Stato parlano di un trend di crescita nella spesa in conto capitale dei Comuni per opere di sistemazione del suolo e infrastrutture idrauliche (+131,2% tra il 2018 e il 2024), le prospettive future sono di grande incertezza. Così, la presidente di Ance auspica che «il decisore pubblico possa progressivamente ripristinare le risorse distolte, come avvenuto recentemente per i fondi destinati alla manutenzione della rete stradale provinciale».

Gli investimenti post Pnrr

Come per altri settori, anche in questo caso ci sarà da capire cosa accadrà dopo il Pnrr, che ha avuto un impatto importante. «Ad oggi – spiega Brancaccio -, secondo i dati aggiornati a marzo 2025, risultano attivati 2.481 progetti, per un valore complessivo di 2,1 miliardi di euro, con pagamenti effettuati per 471 milioni, interamente afferenti alla quota in capo alla Protezione Civile. I dati Ance mostrano inoltre che circa il 62% dei cantieri risultano aperti o conclusi, un livello di avanzamento leggermente superiore alla media nazionale».

Governance senza coordinamento

Insieme al problema delle risorse, c’è quello della governance. Archiviata, ormai da qualche anno, l’esperienza dell’unità di missione Italia Sicura, manca un coordinamento tra i molti livelli di governo coinvolti sulla messa in sicurezza. Per Brancaccio, allora, bisogna ricondurre «il coordinamento delle politiche di prevenzione del dissesto idrogeologico a un unico soggetto a livello centrale, in grado di gestire in modo integrato le attività di ministeri, Regioni, Autorità di bacino, Comuni e altri enti coinvolti». Un primo passo è stato fatto con il decreto Pnrr e il Dipartimento Casa Italia, ma bisogna potenziare questo tipo di coordinamento.

Fonte: Il Sole 24 Ore