Domani Ncc di nuovo in piazza contro la riforma Salvini. Stop anche ai servizi Uber

Domani Ncc di nuovo in piazza contro la riforma Salvini. Stop anche ai servizi Uber

Non si ferma la mobilitazione di imprese ed operatori Noleggio con conducente che si oppongono alla riforma del settore in chiave anti-abusivi targata Salvini. Domani, giovedì 12 dicembre, gli autisti delle auto nere di tutta italia saranno in piazza in tutte le principali città per manifestare contro i decreti attuativi della riforma: nel mirino, in particolare, il Dm 226/2004, dell’ottobre scorso, che ha introdotto il Foglio di servizio elettronico. Dopo la pubblicazione di una circolare tecnica a inizio dicembre, la nuova normativa entrerà in vigore a inizio gennaio, con diverse novità duramente osteggiate dagli Ncc, tra cui quella dello stop forzato di 20 minuti tra un servizio e l’altro, e l’obbligo di comunicare al Mit dati su clienti e tragitto.

Slittamento dei decreti e riforma organica del settore

Il punto di raduno principale della protesta organizzata da MuoverSì, una delle sigle più rappresentative delle auto nere, tra le 14 e le 18, sarà in piazza Capranica a Roma, quindi vicino ai palazzi della politica, nella speranza di ottenere un faccia a faccia con la premier Giorgia Meloni. Incontro che, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbe portare se non a un passo indietro sui decreti attuativi della riforma Ncc (su Foglio di servizio e Registro nazionale titolari di licenza taxi e Ncc), almeno al 2026: lo slittamento di un anno permetterebbe infatti di affrontare i carichi di lavoro previsti per il Giubileo ancora con le “vecchie” regole sui servizi Ncc, e mettere in cantiere una riforma organica del settore. In alternativa, ma con lo stesso obiettivo, gli Ncc puntano ad essere ricevuti dal vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, per far leva sulle voci critiche che si sono levate nelle ultime settimane da diversi esponenti azzurri, che accusano la riforma Salvini di restringere di fatto il mercato trasportistico, danneggiando i cittadini e gli operatori del settore.

“La protesta del noleggio con conducente – spiega Andrea Romano, leader di MuoverSì – chiederà al Governo di fermare provvedimenti che hanno saltato il Parlamento e che infliggono punizioni medievali ad aziende e operatori che rispettano tutte le norme e pagano le tasse regolarmente. Alla vigilia del Giubileo e degli altri grandi eventi del 2025, con le città già oggi bloccate da una drammatica carenza di trasporto pubblico non di linea, Salvini ha deciso di peggiorare ulteriormente la situazione. Impone agli Ncc un tempo minimo di attesa di 20 minuti (ostacolo demenziale, assente da ogni altro paese europeo), inaugura il dossieraggio di Stato costringendo gli utenti di Ncc a comunicare tragitto e orari del servizio, colpisce il turismo vietando l’intermediazione di agenzie turistiche e alberghi. Una vera gabbia burocratica – per cittadini, imprese e operatori – che il Governo dovrebbe fermare per aprire invece ad una riforma legislativa che archivi la legge del 1992 e adegui anche l’Italia ad un mondo del trasporto che è completamente cambiato da 33 anni fa”. Oltre alla manifestazione di Roma, raduni Ncc sono in programma tra le 10 e le 14 anche in altre 11 città, tra cui Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma, Venezia, Trieste, Cagliari, Catanzaro e Palermo.

L’appoggio di Uber alla protesta delle auto nere

Tra gli scontenti della nuova normativa c’è anche Uber, che la definisce “allunga-code”, perchè allungherebbe i tempi medi di attesa da parte dei clienti per utilizzare una corsa Uber e favorirebbe i taxi, agevolati percè non tenuti a pause obbligatorie. La convergenza sui temi della protesta anti-Salvini è confermata dall’appoggio annunciato da Uber alle manifestazioni Ncc. In concomitanza delle manifestazioni saranno temporaneamente sospesi “i nostri servizi Black, Reserve, Van, Lux e Green in solidarietà con le migliaia di operatori Ncc che stanno lottando per la loro sopravvivenza. Il decreto non solo avrà ripercussioni negative sui posti di lavoro della categoria, ma di fatto metterà ulteriormente in crisi il trasporto nelle nostre città. Riteniamo che questo decreto sia incostituzionale e lo contesteremo nelle sedi opportune”, sottolinea Lorenzo Pireddu, General Manager di Uber Italia.

Fonte: Il Sole 24 Ore