
Due mamme, step child adoption e doppio cognome anche se la madre biologica si oppone
Il no della madre biologica all’adozione in casi particolari della minore, nata con il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, da parte della madre di intenzione non blocca la step child adoption né l’attribuzione del cognome della madre sociale. A prevalere è, infatti, l’interesse superiore del minore a mantenere il rapporto affettivo instaurato con la madre di intenzione, se questa, malgrado la conflittualità di coppia, non gli ha fatto mai mancare il suo appoggio e la sua vicinanza. Sul via libera all’adozione non influisce neppure un periodo di allontanamento se determinato da un ostracismo della madre biologica e non da una scelta personale. La Cassazione mette così la parola fine a una lunga battaglia giudiziaria tra due madri, che si rimproveravano reciprocamente comportamenti in grado di pregiudicare l’armonico sviluppo del minore.
I fatti di causa
In primo e secondo grado, ad avere partita vinta era stata la madre naturale del bambino, che si era opposta all’adozione chiesta dalla ex compagna, dalla quale viveva separata da due anni. Sia per il Tribunale sia per la Corte d’appello, il diniego all’assenso era un limite insuperabile, anche considerando le frizioni tra l’ex coppia. La Suprema corte aveva però annullato con rinvio la decisione della Corte d’appello chiedendo di rivedere il giudizio.
I giudici di legittimità, con l’ordinanza del 29 agosto 2023, affermavano che il minore aveva diritto al riconoscimento del legame affettivo instaurato e vissuto con il genitore d’intenzione. Una tutela assicurata dall’adozione in casi particolari, uno strumento utile «a qualificare giuridicamente il legame di fatto fra il minore e il partner che ha condiviso il disegno procreativo e la progettualità genitoriale con il genitore biologico concorrendo alla cura del bambino sin dalla sua nascita». E su questa linea si era mossa la Corte territoriale, dando il via libera all’adozione e all’attribuzione del cognome del genitore di intenzione da indicare dopo quello della madre biologica. Da qui il nuovo ricorso di quest’ultima respinto dalla Suprema corte.
L’orientamento della Cassazione
I giudici di legittimità sottolineano che il giudice deve accertare, in concreto, il superiore interesse del minore quando è chiamato a valutare i presupposti della step child adoption. Una verifica che diventa particolarmente rigorosa, nel caso di un nucleo familiare disgregato o conflittuale. Tuttavia, si legge nella sentenza «tale accertamento non può tradursi in una automatica presunzione di inidoneità genitoriale della parte richiedente che si trovi in contrasto con l’altro genitore, dovendo invece il giudice valorizzare, secondo un criterio orientato alla ricerca del bene maggiore per il minore, la qualità del legame affettivo instaurato dal minore con ciascun genitore e la capacità di quest’ultimo di corrispondere in modo effettivo ai suoi bisogni evolutivi e relazionali».
Con l’ulteriore precisazione che «l’interesse del minore non si identifica necessariamente con la permanenza all’interno di un nucleo familiare unito, ma nella possibilità di mantenere rapporti significativi e continuativi con entrambe le figure genitoriali, da lui riconosciute come tali, anche in presenza di una situazione di conflitto tra le stesse».
Fonte: Il Sole 24 Ore