È un lavoro tardo la quercia di Schifano

Gentile lettore, per prima cosa è necessario consultare l’Archivio Mario Schifano, gestito dalla vedova dell’artista, Monica De Bei, che rappresenta l’autorità riconosciuta per avvalorare l’autenticità delle sue opere. Una verifica rilevante nel caso di Schifano vista la grande quantità di falsi comparsi sul mercato dagli anni ’80 e ’90 e la facilità a falsificare le autentiche stesse, sulle quali l’artista appena accennava il suo nome. Le autentiche emesse dall’archivio hanno un aspetto preciso: si presentano in una cartelletta con un simbolo di una quercia, che include la catalogazione e la fotografia. Se il lettore è in possesso di tale documentazione, ha già un primo indizio sull’autenticità dell’opera, da confermare presso l’archivio.

Nel caso l’opera fosse autentica, si tratterebbe di un lavoro tardo, cioè degli anni ’80-’90 – l’artista si è spento nel 1998 –, frutto di una produzione abbondante e veloce, realizzata con mano rapida, colori accesi e vernici colate, che spesso invadono anche la cornice. Le opere di tale periodo realizzano prezzi di fascia medio-bassa, partendo da poche migliaia di euro, ma si può arrivare anche a prezzi più elevati. Il record per la produzione degli anni ’80 è stato segnato da Sotheby’s nel 2007 con una grande palma del 1984, «Scultura arsa dal sole», di quasi 3 x 3 metri, venduta a 108.250 euro; mentre il record per i lavori degli anni ’90 è stato battuto da Finarte nel 2006 con «Gigli d’acqua» del 1991, venduto a 68.200 euro.

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Il soggetto della quercia, che compare nell’opera inviata dal lettore, ritorna in tutta la produzione di Schifano, già dagli anni ’60, quando era affascinato dal giardino del padre di Anita Pallenberg, modella che frequentava. L’albero torna, per esempio, nel dipinto «Untitled (Beebe’s Tree)» del 1963, venduto da Sotheby’s nel 2009 a 204.750 euro e tuttora tra i primi 30 risultati d’asta per l’artista.

Le opere degli anni ’60 sono le più richieste sul mercato. I primi dieci risultati all’asta dell’artista romano sono dipinti di questo periodo prolifico, ricco di idee poi rielaborate nei decenni successivi. Di recente Sotheby’s Milano ne ha proposto uno rilevante, venduto all’asta online del 20-26 novembre a 678.000 euro: «Ossigeno Ossigeno» del 1965, una tela coperta da un plexiglas che simula l’effetto di una finestra con un pino marittimo, proveniente dalla collezione di Luisa Spagnoli. Anche da Christie’s Milano, il top lot dell’anno 2020 è stata un’opera di Schifano degli anni ’60, «Paesaggio anemico I» del 1964, venduto a 644.000 euro.

Negli ultimi 15 anni circa si è registrata una significativa crescita nel mercato di Schifano: l’attuale record di 972.000 euro è stato segnato da Sotheby’s a Milano ad aprile 2019 per una tela del 1965 intitolata «Con anima». Nella stessa asta è stato segnato anche il secondo valore più alto per l’artista: 948.500 euro per «7 agosto 1961». «Non ci aspettavamo quei prezzi» ha dichiarato Marta Giani. «Negli ultimi anni le sue opere hanno acquisito valore perché sono state di rottura. Pur inserendosi in una tradizione pop già esistente, Schifano, classe 1934, è riuscito a darvi nuovo ossigeno. Non è stato riconosciuto subito, ma col tempo si è compreso quanto le sue idee e tecniche siano state innovative».

Fonte: Il Sole 24 Ore