
Ecco la “terza via” dell’Italia per il riconoscimento della Palestina. Domani Meloni parla all’Onu
«Per noi il riconoscimento della Palestina deve essere ancorato a due condizioni: il rilascio degli ostaggi e l’esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all’interno”». È questa la terza via su Gaza che il Governo ha deciso di sostenere e che – ha annunciato oggi la premier Giorgia Meloni in un punto stampa a New York davanti alla Rappresentanza d’Italia presso le Nazioni Unite – sarà messa nero su bianco in una mozione che la maggioranza presenterà alle Camere.
La “terza via”
Non è dunque la strada di Donald Trump, che ha rifiutato persino di sottoscrivere la Dichiarazione di New York del 12 settembre con cui 142 Paesi, Italia compresa, si sono impegnati a condividere un percorso a tappe per arrivare alla soluzione dei due Stati. Ma neppure quella della Francia, del Regno Unito e degli altri Paesi che hanno scelto il palco dell’80esima Assemblea Generale dell’Onu per riconoscere ufficialmente lo Stato della Palestina. Meloni, che salvo cambi di programma, non dovrebbe partecipare stasera al tradizionale ricevimento offerto da Trump, si è detta convinta che la terza via «possa trovare anche il consenso dell’opposizione. Non trova il consenso di Hamas – ha punto -, non trova magari quello degli estremisti islamisti, ma dovrebbe essere accolta dalle persone di buon senso». Perché «la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas, perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi».
Green Deal
Sulla durezza del discorso fiume di Trump all’80esima Assemblea generale Onu, anche nei confronti dell’Europa, la premier non ha voluto affondare. «Ho condiviso molti passaggi», ha detto Meloni. Sull’ambientalismo, ad esempio, «sono d’accordo sul fatto che un certo approccio ideologico al Green Deal abbia finito per non rendersi conto che stava minando la competitività dei nostri sistemi».
Flussi migratori
Condivise sicuramente anche le parole del tycoon sull’Onu inefficace («Servirebbe una riforma», ha detto Meloni) e sull’immigrazione incontrollata, al punto che nel discorso che domani alle 20 (le 2 di notte ora italiana) la presidente del Consiglio terrà a sua volta all’Assemblea tornerà a criticare «gli schiavisti del Terzo Millennio» e proporrà una revisione delle convenzioni internazionali sui diritti dei migranti, a cominciare da quella del 1951 sullo status dei rifugiati. Di Gaza e di flussi migratori Meloni ha parlato anche nei bilaterali di ieri con il presidente della Siria Ahmad Husayn al Shara, il presidente del Libano, Joseph Aoun, l’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Con il Al Thani ed Erdogan inevitabile anche il confronto sull’Ucraina, su cui Meloni ha invece preso le distanze sulle accuse di ambiguità dell’Ue: “Non credo che l’Europa sia ambigua, credo però che dovremo lavorare insieme come Occidente se vogliamo portare a casa una pace giusta e duratura”. Chiaro il messaggio: “C’è bisogno dell’Europa, ma c’è bisogno anche degli Stati Uniti”. Chi si illude del contrario sbaglia.
Fonte: Il Sole 24 Ore