Ecco perché l’influenza è più mortale negli anziani, ma in Italia la metà non si vaccina

Ecco perché l’influenza è più mortale negli anziani, ma in Italia la metà non si vaccina

Tutta colpa di una proteina tallone d’Achille, che depotenzia la capacità di farsi scudo contro i virus. Ecco perché per gli anziani l’influenza è più mortale. Lo ha scoperto un team di scienziati autori di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences). Gli esperti hanno osservato che le persone in età avanzata producono una proteina glicosilata – chiamata apoplipoproteina D (ApoD) -, coinvolta nel metabolismo lipidico e nell’infiammazione, a livelli molto più elevati rispetto alle persone più giovani. E ciò riduce la capacità di resistere alle infezioni virali, con conseguente peggioramento della malattia. Per questo, evidenziano, gli anziani hanno maggiori probabilità di soffrire di influenza grave. Peccato che il feeling degli italiani con il vaccino anti-influenzale continua a non sbocciare. Alla vigilia di una nuova stagione influenzale, dopo quella di 16 milioni di casi dell’anno scorso, è emerso che nell’ultima campagna vaccinale si è “protetto” solo un italiano su cinque e in particolare soltanto poco più di metà degli over 65, i più fragili ed esposti ai rischi dei virus.

L’obiettivo della ricerca: capire perché anziani più fragili per influenza

Le scoperte della nuova ricerca possono essere ora utilizzate per affrontare questo rischio maggiorato. Il lavoro è frutto di una collaborazione internazionale guidata da scienziati della China Agricultural University, dell’Università di Nottingham, dell’Istituto di microbiologia (Accademia cinese delle scienze), dell’Istituto nazionale cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie virali e dell’Università di Edimburgo. Gli autori hanno indagato e rilevato che una produzione di ApoD che diventa molto elevata con l’età provoca nei polmoni un danno tissutale esteso durante l’infezione, riducendo la risposta protettiva antivirale dell’interferone di tipo I. “L’invecchiamento è uno dei principali fattori di rischio per i decessi correlati all’influenza”, osserva Kin-Chow Chang della School of Veterinary Medicine and Science dell’università di Nottingham, coautore dello studio. E va anche tenuto conto del fatto che “la popolazione mondiale sta invecchiando a un ritmo senza precedenti nella storia dell’umanità, ponendo gravi problemi per l’assistenza sanitaria e l’economia”, aggiunge. “Dobbiamo quindi scoprire perché i pazienti anziani spesso soffrono più gravemente di infezioni da virus influenzale”, sottolinea il ricercatore.

Sotto la lente il ruolo dell’ “ApoD”

Nello studio il team ha approfondito questo aspetto e ha indagato sui meccanismi alla base dell’aumento della gravità dell’infezione da virus influenzale con l’età utilizzando un modello di topo anziano e sezioni appropriate di tessuto umano donato. E’ così che è stato identificato l’ApoD come un fattore cellulare correlato all’età che compromette l’attivazione della risposta antivirale del sistema immunitario all’infezione da virus dell’influenza, causando un’estesa degradazione dei mitocondri (mitofagia), con conseguente maggiore produzione di virus e danno polmonare durante l’infezione. I mitocondri sono essenziali per la produzione cellulare di energia e per l’induzione di interferoni protettivi – evidenziano gli autori – e l’ApoD è quindi un obiettivo per un intervento terapeutico volto a proteggere dalle infezioni gravi da virus influenzale negli anziani, il che avrebbe un impatto significativo sulla riduzione della morbilità e della mortalità in questa fascia d’età. “Mediante il targeting inibitorio dell’ApoD – conclude Chang – esiste ora un’entusiasmante opportunità di migliorare terapeuticamente la gravità dell’influenza” in questa fetta di popolazione fragile.

La fuga dal vaccino: ”protetto” solo un anziano su due

L’influenza come detto può essere rischiosa per i pazienti più fragili e in particolare gli anziani e le vaccinazioni al momento rappresentano lo strumento più efficace per difendersi: da qualche anno però in Italia si sta registrando a una vera e propria fuga dal vaccino. E questo fenomeno riguarda anche i più fragili – gli over 65 – visto che ormai si vaccina contro l’influenza praticamente solo un anziano su due con un calo che è ormai costante da alcuni anni: nell’ultima campagna vaccinale 2024-2025 – come segnalato al Sole 24 ore dal ministero della Salute – gli over 65 che si sono immunizzati contro l’influenza sono scesi a uno striminzito 52,5% contro il 53,3% dell’anno prima e il 56,7% del 2022-2023. Numeri in costante calo e lontani dal 65,3% raggiunto in piena pandemia – nel 2020-21 – e comunque lontanissimo dal target minimo del 75% indicato dall’Oms per questa vaccinazione (l’ideale sarebbe il 95%). In leggera crescita invece le vaccinazioni nella popolazione generale salite al 19,6% (era il 18,9% l’anno prima).

Fonte: Il Sole 24 Ore