“Eclettica!”, collettiva sui generis al Museo Ettore Fico

“Eclettica!” per necessità e non solo per definizione. “Eclettica!” per rispondere a una contingenza dinamica e brulicante. Il Museo Ettore Fico di Torino si avvia al finissage della mostra in questione con due visite gratuite e guide d’eccezione, il 25 novembre e il 2 dicembre. Alle 17 dei prossimi venerdì, sarà il direttore Andrea Busto a raccontare la collettiva sui generis, che coinvolge le diverse collezioni conservate nei depositi dell’ex fabbrica convertita a centro d’arte: il lascito “Luigi Serralunga”, il fondo di opere di Ettore e Ines Fico, la Donazione “Renato Alpegiani” e le collezioni dei premi del Mef.

Il percorso espositivo, che si snoda nelle sale al piano terra e al primo piano, comprende oltre 140 opere miscellanee che si attraggono come magneti per similitudine, assonanza e opposizione, suddivise in stanze e in sette sezioni, avvicinando il fruitore alla pluralità di un caos fecondo.

Caotico è vitale

Si è aggiudicata l’edizione 2022 del Premio “Ettore e Ines Fico”, volto a valorizzare il lavoro di giovani artisti attraverso un’acquisizione, Kate Newby con l’opera “Close is good” (2022). La neozelandese, originaria di Auckland, è stata scelta durante Artissima poiché si è distinta per poetica creativa e ricerca a livello internazionale: l’ossimoro intrinseco alle fibre del vetro, alla sua durezza friabile, ricorda la “cristallizzazione” definita da Stendhal, ossia il tentativo applicato a una persona cara di conservarla in una forma rigida, fissa, impossibilitata a svanire. L’installazione premiata spinge lo spettatore a estraniarsi dal contesto di appartenenza per interrogarsi sul senso stesso dell’esistere, esplorando i dettagli di un quotidiano che accomuna, esaltato per mezzo di composizioni minimali – fatte di ciottoli, chiodi e corde – e geometrie di riscontro immediato. Una di seguito all’altra, si potranno poi osservare le opere dei vincitori dei tredici anni di riconoscimento, tra cui “Un bout de toi, Salomon n. 4” (2021) dell’artista Mimosa Echard, neo vincitrice del premio “Marcel Duchamp” 2022, e attualmente esposta anche al Centre Pompidou di Parigi con “Escape more” (2022).

Umana fragilità

Salendo al primo piano sarebbe arduo sfuggire “Agli amanti…e anche a quelli d’Italia” (2022) di Ruben Montini, che a inizio mese ha portato qui la performance “Il vuoto addosso”, scomponendo la fragilità della bellezza, il logorio a cui ogni creazione e ogni aspetto dell’umano sono costantemente sottoposti. Sette anni dopo “Think of me, sometimes” (realizzata con l’ex compagno, l’artista tedesco Alexander Pohnert), Montini è tornato al Museo Fico con un reenactment della performance precedente. La nuova azione è stata un tentativo, estremo com’è nella natura della sua pratica performativa, di ricostruire la figurazione dell’abbraccio che nel 2015 l’aveva stretto fino allo sfinimento. “Il vuoto addosso” è la metafora romantica di un rapporto, presupponendo che si possa desumere “romantica” dall’aggettivo inglese usato nel Seicento anche per indicare una situazione eccentrica e irreale – il “romantic” shakespeariano – oltre che amorosa. Ancora una volta l’amore si rivela un eccesso irresistibile quanto la materia che cede sotto il peso dell’abbraccio inscenato, una commistione imprevedibile di fantasia, desiderio e paura dell’ignoto.

Alle 18, spetterà alla fotografa Patrizia Mussa accompagnare i visitatori nella project room, a scoprire i suoi “Photopastel”. La temporanea verte su una serie di immagini di architetture auliche, dalla Reggia di Caserta a Palazzo Grimani, e teatri storici, dalla Scala alla Fenice, manipolati secondo le prospettive dell’artista. Ogni fotografia è stata prima stampata, quindi colorata a mano in modo pressoché impercettibile, ma significativo, con pastelli e acquerelli. Mussa assembla così una visione in grado di magnificare la plasticità del luogo ritratto, conservandone le caratteristiche architettoniche sostanziali.

Fonte: Il Sole 24 Ore