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Ecosistema urbano 2025: restano croniche le emergenze dei grandi centri
Aumentano i passeggeri del trasporto locale e migliora in media la raccolta differenziata, ma restano evidenti le ormai croniche emergenze urbane dei grandi centri. Basta entrare nel dettaglio degli indicatori. Dallo smog, che attanaglia i grandi centri della Pianura Padana, alle troppe auto circolanti (a Catania e Torino). Oppure la raccolta differenziata, ancora in affanno a Roma e in ritardo cronico a Bari, Napoli e Catania, con percentuali inchiodate sotto il 20% a Palermo. C’è poi chi ancora disperde più di un terzo dell’acqua potabile immessa nelle reti idriche (Firenze, Venezia, Bari, Catania, Palermo, Messina), chi non riesce ad arrestare il consumo di nuovo suolo (Venezia) o fatica a dedicare più spazio ai pedoni o alle piste ciclabili.
Se la frenata nella ciclabilità coinvolge in media tutti i capoluoghi, meritano invece di essere menzionati alcuni dati delle grandi città. Ad esempio le elevate concentrazioni di biossido di azoto di Napoli, Milano, Torino, e Catania, i numeri dei giorni di superamento dei limiti dell’ozono a Milano e il sempre più alto numero di auto circolanti, con il record di Catania (80 auto ogni 100 abitanti, erano 79 lo scorso anno). Si ferma al 19,7% (era 19,5% lo scorso anno, 16,3% due anni fa e 15,4% tre edizioni fa) la raccolta differenziata a Palermo e al 36,4% di Catania (era 35,8% nella passata edizione). Si rilevano solo 39 (25 lo scorso anno) viaggi pro capite effettuati annualmente sui trasporti pubblici dai cittadini di Catania e 59 (stabile rispetto al 2024) da quelli di Palermo.
Inoltre si contano appena 0,38 metri equivalenti ogni 100 abitanti di suolo destinato ai ciclisti a Napoli, 1,45 a Messina. E se ne incontrano appena 8,3 dedicati ai pedoni ogni 100 abitanti a Genova. Infine balzano agli occhi i numeri del verde urbano accessibile: appena 5 metri quadrati pro capite a Messina, 6,9 a Catania, 7,9 a Genova. Risibili anche gli 0,03 kW ogni mille abitanti di energia proveniente da fonti rinnovabili su edifici pubblici a Palermo, gli 0,22 di Napoli, gli 0,39 di Torino o gli 0,70 di Roma in un Paese che di sole ne ha in abbondanza tutto l’anno.
Insomma, i grandi centri urbani – che per numerosità della popolazione potrebbero dare il contributo più pesante alla sostenibilità ambientale – spesso faticano a rispondere alle emergenze urbane.
Fonte: Il Sole 24 Ore