Ecosistema urbano: Trento, Mantova e Bergamo sul podio, ma la transizione è stagnante

Ecosistema urbano: Trento, Mantova e Bergamo sul podio, ma la transizione è stagnante

Un quadro di relativa stabilità, ma con un piccolo “meno” rispetto all’anno scorso. L’edizione n. 32 di Ecosistema urbano, rapporto annuale di Legambiente e Ambiente Italia, fotografa una situazione stagnante, con leggere variazioni nei vari indicatori, in maggioranza di segno negativo. E alla luce delle costanti problematiche che affliggono i centri urbani, l’auspicato cambio di passo si fa ancora una volta attendere. Non che manchino alcune note incoraggianti. Ad esempio, proprio nei due parametri cui l’indagine attribuisce più importanza (facendoli pesare il 12% ciascuno sul complesso delle 19 classifiche). Ai costanti progressi della raccolta differenziata – per la prima volta quest’anno oltre il 65% di media, con Ferrara che raggiunge l’88,3% e si mantiene prima – si aggiunge una piccola, e sia pure insufficiente, riduzione delle perdite di acqua nella rete idrica, dal 36,3 al 36,1 per cento. Pavia, con il 10,2 per cento, rimane al comando.

Altre voci procurano qualche delusione. Per quanto riguarda la qualità dell’aria, cui sono dedicate quattro graduatorie, solo quella relativa al biossido di azoto evidenzia valori in calo. Aumenta inesorabilmente la media delle auto circolanti ogni 100 abitanti: siamo passati da 67,7 a 68,1, restando decisamente alti rispetto agli standard europei. Nel macro-settore dell’ambiente urbano si registrano cali – anche se pure piuttosto contenuti – nella disponibilità di infrastrutture per la ciclabilità e nell’estensione di isole pedonali e zone a traffico limitato. Inoltre, a una diminuzione complessiva degli abitanti delle città prese in considerazione (meno 346.000) non è corrisposta una riduzione del consumo di suolo.

La graduatoria

In classifica generale Trento si riprende il primo posto, che nel 2024 le era stato sottratto da Reggio Emilia, mentre il secondo e il terzo vanno alla Lombardia, rispettivamente a Mantova e Bergamo. Quest’ultima costituisce – insieme con Rimini, passata dal 12° al decimo posto – la coppia delle nuove entrate in una “top ten” che vede modifiche nei piazzamenti più che nei centri rappresentati. Dalle migliori dieci escono Cremona, che si è scambiata i piazzamenti con Rimini, e Treviso, che era sesta e ora è 13ª. Per il resto, Bolzano avanza dal nono al quarto gradino, sostituendo Pordenone, che perde una posizione ma è prima per utilizzo di energie rinnovabili sugli edifici pubblici. Stavolta l’Emilia Romagna non ha rappresentanti sul podio, però occupa tutti i gradini dal sesto al decimo. Bologna, passata da ottava a nona, conferma in sostanza l’exploit della passata edizione, quando è diventata la prima grande città a entrare nelle prime dieci.

L’affermazione di Trento non dipende da singoli piazzamenti “eclatanti” ma da altri fattori. In primo luogo il capoluogo alpino limita al massimo le controprestazioni, visto che su 19 indicatori finisce solo tre volte nella seconda metà della graduatoria. Inoltre vanno tenute in conto le buone classifiche in alcuni dei parametri di maggiore incidenza: un quarto e un quinto posto nelle città medie per l’offerta e l’utilizzo del trasporto pubblico locale, e una presenza anche nella top ten della raccolta differenziata, all’82,3 per cento. Poi ci sono i bonus, cinque possibili punteggi addizionali (ognuno del 2 per cento) che premiano l’efficienza in altrettante aree specifiche. Decisivi, per la vittoria di Trento, i riconoscimenti in tema di “politiche di adattamento” e di “energia”.

Fonte: Il Sole 24 Ore