
Edoardo Serra, startupper ed ex Apple a Cupertino: cosa ho imparato dall’esperienza internazionale
È alla quarta startup. Ha lavorato nove anni a Cupertino, alla Apple. È istruttore di volo. Una storia improbabile, se si coltiva il pregiudizio che nascere in Italia sia un limite per fare quel genere di esperienza. Eppure è possibile. E molto soddisfacente, a sentir lui, Edoardo Serra. Le condizioni abilitanti? Nulla di troppo difficile: aver trovato l’ispirazione a fare l’imprenditore, avere imparato a vivere in una dimensione internazionale, avere una preparazione tecnica.
Attualmente, Edoardo Serra sta vendendo le quote dell’azienda che ha fondato con Carl Madi e Tressia Hobeika e della quale è responsabile della tecnologia: si chiama Stepful ed è ormai una delle più grandi scuole per infermieri e operatori sanitari degli Stati Uniti. «Nel periodo del Covid ci siamo resi conto che il personale sanitario scarseggiava. Abbiamo pensato a una soluzione. Abbiamo messo su una startup per formare persone che potessero lavorare per gli ospedali e per aiutarle a trovare un posto. Abbiamo testato l’idea su 10 persone, che hanno trovato lavoro immediatamente. Siamo stati accettati da Y Combinator, l’acceleratore più noto di Silicon Valley. Abbiamo sviluppato una piattaforma proprietaria. E un modello di business originale». Ora Stepful è un’azienda solida e in veloce crescita. Nel novembre scorso ha ottenuto un nuovo round di finanziamento da 31,5 milioni di dollari, riporta Pulse 2.0. Insomma, il progetto è diventato una realtà solida. Che, probabilmente, d’ora in poi richiederà un po’ più di gestione e un po’ meno di innovazione. «Per me, è giunto il momento di progettare qualcosa di nuovo» dice Serra.
Non è la prima volta che arriva a questo stato d’animo. Edoardo Serra ha cominciato a fare l’imprenditore a 16 anni, con un socio di 18 che lo ha spinto a guardare al mondo con curiosità e apertura. Era bravo a programmare, Edoardo. E ha pensato che questa sua capacità si potesse valorizzare. I genitori lo lasciarono fare, chiedendogli solo di andare avanti con gli studi e laurearsi. Edoardo lo ha fatto, al Politecnico di Torino, concludendo la triennale. Ma poi lasciò. Perché aveva troppo da fare. Con il socio, che nel frattempo era andato a Hong Kong, ha sviluppato una start up che si chiamava Satisfly: lui si occupava della tecnologia dall’Italia, il socio faceva la commercializzazione dall’Asia. È partita nel 2008, a giudicare dal profilo LinkedIn di Serra, è stata più volte riprogettata, alla fine è stata venduta a una compagnia sudafricana nel 2011. E proprio in quel periodo di transizione, grazie alla segnalazione di un amico, Serra è entrato nel radar dei cercatori di talenti della Apple.
La società di Cupertino, da pochi mesi orfana del suo grande leader Steve Jobs, lo prese per lavorare alla versione italiana di Siri, proprio nel dicembre del 2011. «Fino a quel momento ero convinto di voler restare in Italia. Ma il richiamo della Apple era troppo forte». Tanto che Serra restò poi alla Apple per dieci anni. «Nel tempo il mio contributo si è trasformato: da tecnico è diventato anche manageriale. È stata una scuola fondamentale». E Serra l’ha lasciata solo per riprendere il suo percorso da imprenditore, con Stepful, appunto, e prossimamente con un’altra start up: «Si occuperà di un ambito che conosco bene, perché sono pilota e istruttore di volo. Voglio fare una nuova start up per ridurre i rischi di incidenti aerei, nell’aviazione generale. Immagino uno strumento che si inserisce nel processo di pianificazione del volo e che massimizza la consapevolezza delle ragioni di rischio». Serra sa che cosa serve per far partire una start up. Ha l’esperienza e il curriculum giusto per raccogliere il denaro necessario. Ha l’energia e i contatti. Ce la può fare. Come è riuscito a sviluppare queste risorse fondamentali?
Ogni biografia è unica eppure rivela fenomeni comuni a molte persone. La storia di Edoardo Serra lo conferma. Che cosa insegna il suo percorso? «Ho avuto fortuna. Anche se nel tempo ho accumulato la preparazione che serve a cogliere le opportunità». Saggia risposta: più che sottolineare i propri meriti, è grato alle condizioni che gli hanno permesso di partire. Pensa di essere debitore al suo amico per l’ispirazione a fare l’imprenditore. Sa di dovere la sua esperienza internazionale alla Apple. E probabilmente è grato agli altri cofondatori di Stepful per l’occasione di creare qualcosa di grande. Di suo ha certamente dimostrato un talento per la tecnologia e per la progettazione di innovazioni tecnologiche. Ma la dote più importante, probabilmente, è stata la sua disponibilità a imparare sempre, da tutte le esperienze.
Fonte: Il Sole 24 Ore