«Eleggiamo democraticamente leader illegali!»: la lotta di Maria Ressa contro la disinformazione

«Eleggiamo democraticamente leader illegali!»: la lotta di Maria Ressa contro la disinformazione

«Stiamo eleggendo democraticamente leader illegali!» Prima rideva, sorrideva, scherzava, in un margine gremito e improvvisamente pieno di calore umano dei grandi stanzoni della Fiera del libro di Francoforte, Maria Ressa, giornalista filippina premio Nobel per la pace, autrice del libro Come resistere a un dittatore. La battaglia per il nostro futuro (trad. di Alessandra Neve, La nave di Teseo), poi la sua mitezza ha lasciato spazio a frasi che non ammettono repliche. «L’integrità dell’informazione è la madre di tutte le battaglie!» afferma, citando studio del Mit di Boston che mostra che le bugie, le fake news, si diffondono online sei volte più velocemente delle notizie.

«Abbiamo bisogno di società trasparenti, dove le democrazie possano lavorare. E invece il “virus” delle bugie ha attaccato anche l’emisfero Nord del pianeta. Ai Paesi occidentali dico: non rinunciate volontariamente ai vostri diritti, riprendeteli!». Come possono vincere le notizie? si chiede Ressa, affermando che «senza i fatti non ci può essere la verità, senza la verità non ci può essere fiducia». E aggiungendo poi che «senza l’integrità dell’informazione non possiamo risolvere nessuno degli altri problemi del mondo, come il surriscaldamento del clima. I dati mostrano molti di noi non hanno più la possibilità di agire, il 72% delle persone vivono sotto regimi autoritari. Le democrazie sono ormai come pezzi di legno completamente mangiati dai tarli, stanno per collassare». La disinformazione, dice, citando una sua amica «è come la cocaina, se la prendi una o due volte non succede niente, ma poi cambi completamente».

«A seconda dei feed dei social media che ricevi, negli Stati Uniti diventi antisemita o islamofobo» continua la ex giornalista della CNN, poi fondatrice del media indipendente filippino «Rappler» che nel 2021, insieme a Dmitri Mouratov, direttore della «Novaïa Gazeta», ha ricevuto il premio Nobel per la pace, per poi spiegare come abbia detto in un incontro all’Unione europea che servono leggi per rendere sicuro lo spazio online «Quelle del genere e della razza sono le gradi fratture che si stanno aprendo nelle nostre società. E la violenza online, è vera violenza».

La giornalista sollecita a creare comunità («sono loro, attraverso il crowfunding, ad avere sostenuto il mio lavoro») a chiedere che le nuove tecnologie rispettino l’interesse pubblico, a denunciare il fatto che moltissimi media di piccola e media dimensione moriranno entro un anno: il loro business model è finito a causa del fatto che le grandi piattaforme, come quelle dei social, prendono tutta la pubblicità e vampirizzano i contenuti, cosa che sta facendo in grandissima misura anche l’intelligenza artificiale, mettendo in ombra la stampa. «Non lasciate che accada!» è l’accorato appello di Ressa, che sostiene che la speranza può venire solo dall’azione e che ci sono movimenti del Global South che si stanno unendo per proteggere l’integrità dell’informazione: «sappiamo che veniamo manipolati, dobbiamo allora proteggerci, proteggere le nostre comunità, la democrazia, che è fragile e va protetta».

Fonte: Il Sole 24 Ore