Elettori divisi ai seggi a Oslo, in un tranquillo Election Day

Elettori divisi ai seggi a Oslo, in un tranquillo Election Day

OSLO – Nel seggio di Parkveien 65, a pochi passi dal Palazzo Reale di Oslo, gli elettori si susseguono con ritmo regolare. Diversi arrivano sul monopattino elettrico, qualcuno ancora con il cappuccino in mano. Nella capitale norvegese è un tranquillo Election Day e, anche se circa metà dei quattro milioni di aventi diritto hanno votato in anticipo (qualcuno anche ieri in alcune sezioni), l’afflusso è costante, probabilmente in linea con il tradizionale 75-80% di affluenza che si registra alle elezioni per rinnovare il Parlamento.

Ha votato in mattinata anche il premier, Jonas Gahr Støre, che ai giornalisti che lo incalzavano ha assicurato che inflazione e tassi di interesse stanno scendendo. Rassicurare gli elettori è fondamentale per i Laburisti, alla guida di un governo di minoranza, visto che – per quanto paradossale possa sembrare in un Paese ricco come la Norvegia – i temi economici sono stati centrali nella campagna elettorale. Non solo il costo della vita e i problemi delle classi meno abbienti, ovviamente, quanto la spesa pubblica e, soprattutto, l’abolizione di una controversa imposta che colpisce i patrimoni sopra 1,76 milioni di corone norvegesi (circa 150mila euro) e non piace al mondo del business.

«I temi interni e l’economia sono senz’altro la questione più importante – conferma dopo aver votato Knut, 24 anni, che lavora nel settore di punta norvegese, quello dell’energia -: l’inflazione, le politiche fiscali». E chiarisce poi di aver dato la sua preferenza «ai Cristiano-democratici e dunque alla coalizione di centrodestra».

Sui temi economici ha del resto puntato con decisione la destra, in particolare i populisti del Partito del progresso, addirittura secondi dietro ai Laburisti nei sondaggi della vigilia. Se però i sondaggi saranno rispettati, i quattro partiti di un’ipotetica coalizione (Progresso, Conservatori, Cristiano-democratici e Liberali) avranno 81 seggi, dunque non la maggioranza dei 169 del Parlamento, anche se la battaglia è evidentemente too close to call, troppo serrata per sbilanciarsi.

Fonte: Il Sole 24 Ore