
Elettrodomestici senza bonus, i produttori: «Arrivi entro ottobre»
La richiesta è quella di fare presto. «L’ecoincentivo elettrodomestici non è ancora operativo, chiediamo che sia ottobre il mese di partenza della misura». A parlare è Stefano Pasini, presidente di Applia, l’associazione che riunisce 127 produttori operanti in Italia, con ricavi a 15 miliardi e 45mila addetti diretti (e altri 100mila considerando l’indotto).
Vendite in calo
I motivi dell’urgenza sono da una parte la frenata delle vendite, dall’altra l’effetto “attesa” che una misura del genere, introdotta nella scorsa legge di bilancio e annunciata con una notevole eco, rischia di provocare, con ulteriore decisione di procrastinare gli acquisti da parte delle famiglie. «Se il mercato italiano degli elettrodomestici, come quello europeo, ha visto negli anni dopo il Covid un rimbalzo positivo, nel 2023 e nel 2024 il segno si è invertito e il rallentamento che avevamo temuto all’inizio del 2025 ora è strutturale. Diminuiscono le vendite al dettaglio, quelle all’ingrosso e la stessa produzione», spiega ancora Pasini.
Nel 2025, maggio e giugno hanno registrato un calo delle vendite di elettrodomestici rispettivamente pari all’1% e all’11%, con punte negative per lavatrici, frigoriferi e forni. Anche luglio regista un rallentamento (-2,9%) con una performance particolarmente negativa dell’incasso. Parallelamente, secondo i dati di Applia, nell’ultimo trimestre la produzione italiana di elettrodomestici ha evidenziato sofferenze specifiche nel segmento del lavaggio (-19,2% il calo per le lavatrici) e della cottura (-2% per forni e piani cottura).
Efficienza energetica
Per l’associazione, il bonus elettrodomestici dovrebbe dare nuovo impulso a questi numeri, visto che uno dei requisiti è che i prodotti acquistati siano fatti in Europa, oltre a contribuire alla sostituzione del parco elettrodomestici italiano, mediamente vetusto, con prodotti più efficienti dal punto di vista energetico, quindi con minori consumi elettrici. «L’Italia è il secondo Paese in Europa per la produzione di elettrodomestici e il 13% dell’export europeo di apparecchi e componentistica è made in Italy», ricorda Pasini: «È facile intuire gli effetti positivi sulla produzione nazionale, chiamata a operare in un contesto sempre più complesso. Era uno dei motivi alla base della misura, su cui abbiamo lavorato per due anni, e che aveva raccolto un elevato consenso politico. Siamo perciò un po’ stupiti da questo ritardo. Certo, a fine aprile è stata rivista la norma primaria migliorandola, differenziando le classi energetiche per prodotto. Ora però bisogna fare presto».
Made in Europe
Sul tavolo, ci sono 50 milioni (48,1 milioni senza contare i costi di gestione a carico di PagoPa e Invitalia) a finanziamento della misura. Non c’è una scadenza temporale e finirà all’esaurimento del plafond. Tuttavia, dopo nove mesi dal varo in parlamento, si attende ancora l’approvazione del decreto interministeriale (dovrebbe essere in arrivo il concerto del Mef), mancano i provvedimenti attuativi e l’adeguamento della piattaforma informatica per le domande (si veda la guida completa al bonus). I ministeri competenti, Mimit e Mef, sono al lavoro: «Abbiamo chiesto loro prima dell’estate un’accelerazione e siamo a disposizione per eventuale supporto tecnico», continua Pasini, che sottolinea anche un potenziale della norma che va oltre l’urgenza attuale: «È una delle prime a sostegno dell’industria comunitaria, e potrebbe essere allargata ad altri settori. Come detto, aiuta le famiglie e la filiera nazionale, che negli anni ha investito molto per realizzare prodotti sempre più efficienti. E poi prevede un contributo che copre fino al 30% della spesa, nulla a che vedere con i bonus generosi delle precedenti stagioni».
Fonte: Il Sole 24 Ore