Emozioni e preconcetti nei luoghi di lavoro: come non farsi condizionare

Lavorare sulle emozioni prodotte da pregiudizi sottili nei luoghi di lavoro diventa essenziale per apprezzare il merito e il potenziale delle persone oltre il preconcetto: non è tanto importante cosa proviamo ma cosa facciamo delle nostre emozioni.

Vai d’accordo con le persone che condividono le tue posizioni e tendi a evitare individui o gruppi che ti fanno sentire a disagio? Fai attenzione al bias di conferma, cioè alla tendenza a riferirti alle prospettive che alimentano i tuoi punti di vista preesistenti: «Hai visto? È la prova provata che ho ragione io». Questo bias potrebbe portarti a interagire poco con persone diverse da te. Le sue radici possono essere il bias di confidenza, che ti porta a pensare di non avere in fondo mai sbagliato, e il bias di autoreferenzialità: «Quando le cose vanno bene è tutto merito mio, quando le cose vanno male è colpa degli altri».

Se credi che la prima impressione sia spesso quella che conta, fai attenzione alla fallacia di Gabler, alla tendenza cioè a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato. Qualora in passato tu abbia manifestato un giudizio negativo, potresti tendere a esprimere un giudizio negativo nel presente, anche a dispetto delle performance positive del momento: «Mi bastano pochi secondi per capire come è fatta una persona». Questa fallacia ti potrebbe impedire di considerare che le persone che inizialmente avevi valutato negativamente, per esempio per una carenza di formazione di base o perché hanno un percorso di studi diverso dal tuo, stiano acquisendo capacità che contraddicono la “prima impressione”.

Se provi invidia per caratteristiche di altre persone che pensi di non avere, fai attenzione al bias per contrasto, che ti porta ad apprezzare caratteristiche opposte alle tue. Potresti sovrastimare nelle altre persone i tratti che riconosci opposti. Se avessi una personalità introversa, potresti per questo bias giudicare più sicuri i tipi estroversi. Se fossi una donna, potresti giudicare erroneamente più capaci di leadership gli uomini. Se fossi omosessuale o bisessuale, potresti erroneamente pensare che una persona eterosessuale si senta sempre molto sicura di sé.

Se credi che nel prendere una decisione la maggior parte delle persone di buon senso la penserebbe come te, fai attenzione al bias di proiezione, che ti porta a immaginare che la maggior parte delle persone la pensi come te. Generalizzando rischieresti di pensare che tutte le persone della tua comunità di appartenenza condividano lo stesso punto di vista sulle altre. Per esempio, tutti gli uomini trattano o vedono le donne allo stesso modo, oppure tutte le donne trattano o vedono gli uomini allo stesso modo: «Si sa, noi uomini/donne la pensiamo così».

Fonte: Il Sole 24 Ore